Ti hanno mai detto che anche dopo la pensione puoi ottenere un assegno più alto? Molti pensano che una volta raggiunta l’età pensionabile tutto si fermi, ma non è proprio così.
Esistono possibilità reali, previste dalla legge, che potrebbero migliorare il tuo assegno mensile. Non servono magie o trucchi, solo sapere dove guardare. Chi continua a lavorare dopo il pensionamento spesso ignora di avere ancora dei diritti importanti. Alcuni strumenti, se utilizzati bene, possono cambiare in meglio il futuro economico senza sforzi eccessivi.
Immagina di aver sempre pensato che la pensione fosse il traguardo finale. Una linea oltre la quale non esistono più miglioramenti possibili. Ma se ti dicessi che esiste una strada ancora aperta? Una possibilità concreta, regolata da norme precise, che molti trascurano. È come trovare una porta che nessuno ti aveva indicato prima. Una porta che ti conduce verso un assegno pensionistico più sostanzioso, costruito con il tuo impegno e i tuoi contributi anche dopo il ritiro ufficiale dal lavoro. Quello che può fare davvero la differenza, però, è conoscere bene questa opportunità e non lasciarla cadere nel vuoto.
Spesso chi va in pensione pensa che il proprio assegno sia definitivo. E invece chi continua a lavorare può richiedere un supplemento di pensione. Questo strumento permette di ricalcolare l’importo, tenendo conto dei contributi versati anche dopo la pensione. È una possibilità che esiste da tempo, ma pochi la conoscono davvero.
Il supplemento di pensione non viene riconosciuto automaticamente: bisogna presentare una domanda all’INPS, rispettando alcune condizioni. Tra queste, il fatto che siano trascorsi almeno due anni dalla data di pensionamento. Dopo i 67 anni, invece, la richiesta può essere fatta ogni due anni. Si tratta di un modo legittimo per valorizzare i contributi che, altrimenti, resterebbero inutilizzati. Chi ha lavorato per tutta la vita, e ha deciso di continuare anche dopo il pensionamento, merita di vedere riconosciuto questo sforzo anche economicamente. È più che un diritto: è il giusto riconoscimento di anni di impegno.
Un altro aspetto troppo spesso dimenticato riguarda la malattia retribuita. Con la circolare INPS n. 57 dell’11 marzo 2025 è stato chiarito che anche i pensionati che lavorano come dipendenti hanno diritto all’indennità di malattia. Questo significa che, se un pensionato si ammala durante il lavoro dipendente, può ricevere la retribuzione prevista per i giorni di assenza.
Non tutti i lavoratori sono inclusi: ad esempio, chi versa i contributi alla Gestione Separata potrebbe non aver diritto alla malattia retribuita. Ma chi è dipendente, anche se già pensionato, deve sapere che la legge è dalla sua parte. È fondamentale non lasciarsi scoraggiare dalla burocrazia e rivendicare i propri diritti, magari con l’aiuto di un consulente o rivolgendosi direttamente all’INPS. In fondo, ogni diritto conquistato è una forma di rispetto per la propria storia lavorativa.
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