Donald Trump entra nel mercato delle criptovalute e solleva un’ondata di polemiche: tra accuse di corruzione e promesse di deregolamentazione, l’ex presidente mette a rischio la fiducia nelle istituzioni democratiche, confondendo interesse pubblico e profitto personale in un pericoloso intreccio di potere e monete digitali.
Negli ultimi mesi, il panorama politico e finanziario degli Stati Uniti è stato scosso da una vicenda che sta facendo molto discutere: l’ingresso diretto di Donald Trump nel mondo delle criptovalute. Ma ciò che colpisce non è tanto il fatto che un personaggio pubblico decida di investire in monete digitali, quanto piuttosto le implicazioni etiche e politiche di questa scelta. In un’epoca in cui la tecnologia ridefinisce i confini del possibile, diventa sempre più difficile tracciare una linea netta tra innovazione e abuso di potere.

Cosa succede quando chi ha un’enorme influenza politica decide di lanciarsi in un settore ancora poco regolamentato come quello delle valute virtuali? E quali sono le conseguenze di questa mossa per la trasparenza e la credibilità della democrazia? Le risposte non sono semplici, ma quello che è certo è che il caso Trump-crypto ha acceso un faro su un fenomeno in espansione, sollevando dubbi e timori non solo tra gli esperti, ma anche tra cittadini preoccupati per il futuro della governance pubblica. È in questo clima di incertezza che la figura di Trump torna a dominare la scena, non più solo come politico, ma anche come imprenditore digitale, in un mix esplosivo di interessi privati e ambizioni pubbliche. E intanto, tra dichiarazioni, leggi proposte e fluttuazioni di mercato, cresce la sensazione che qualcosa di più grande stia cambiando.
Trump e il $TRUMP: il confine sfumato tra affari e politica
Donald Trump ha lanciato il $TRUMP, una criptovaluta di cui possiede l’80%, attraverso la società CIC Digital LLC. Secondo Arkham Intelligence, ha già guadagnato oltre 1,8 milioni di $ in pochi giorni. Adam Kinzinger, ex deputato repubblicano, ha definito la vicenda “una minaccia senza precedenti di corruzione nella politica americana” (The Guardian).

Il timore è che queste valute digitali diventino strumenti per finanziare campagne o influenzare decisioni senza alcun controllo. Melania Trump ha poi presentato il $MELANIA, accentuando i sospetti di un progetto familiare mirato al profitto personale. Il deputato Sam Liccardo ha reagito proponendo il MEME Act per vietare ai funzionari pubblici di creare o promuovere monete digitali, evidenziando rischi di trasparenza e conflitti di interesse.
Deregolamentare le criptovalute? Un rischio per le istituzioni
Trump ha promesso che farà degli Stati Uniti la patria delle criptovalute, con politiche favorevoli e la rimozione di ostacoli regolatori. Il Wall Street Journal riferisce che intende annullare le cause della SEC contro piattaforme come Binance. Per Aaron Klein della Brookings Institution, questa deregolamentazione “minaccia la stabilità e la fiducia nel sistema democratico”. Le valute virtuali, così, non sono più solo strumenti economici, ma veri e propri vettori di potere politico, capaci di scavalcare regole e istituzioni. Siamo pronti ad accettare questa trasformazione? E dove ci porterà questa nuova alleanza tra tecnologia e ambizione?