L’euro rompe i massimi degli ultimi tre anni contro il dollaro, superando quota 1,14 $ e accendendo l’attenzione degli investitori globali. A trainare il movimento, l’ipotesi di nuovi tagli dei tassi in Europa, la debolezza del biglietto verde e previsioni sempre più ottimistiche da parte di banche d’investimento come Citi e MUFG.
A prima vista può sembrare solo uno scatto tecnico, uno di quei movimenti che accadono spesso nel mercato valutario. Ma quando il cambio euro dollaro supera soglie chiave come 1,14 $, il contesto cambia. È un segnale forte, che richiama capitali, strategie speculative e riflessioni macro più profonde. In un momento di instabilità politica negli Stati Uniti e di segnali contraddittori sulle politiche monetarie globali, il rapporto tra le due valute più scambiate al mondo diventa una bussola per leggere l’umore dei mercati e, spesso, anticiparne gli orientamenti. La corsa dell’euro degli ultimi mesi non è solo tecnica. Ha radici economiche precise.

Da una parte, la debolezza del dollaro, penalizzato dall’incertezza sulla politica commerciale USA e da un ciclo economico interno meno brillante del previsto. Dall’altra, le manovre della BCE, che pur avendo tagliato i tassi al 2,25%, mantiene un tono prudente e lascia intendere ulteriori allentamenti se necessario. In questo contesto, l’euro sta tornando a essere considerato un rifugio “soft” per gli investitori, grazie anche alla stabilità politica dell’area euro e alla percezione di un’inflazione più sotto controllo rispetto ad altre regioni.
Le implicazioni macroeconomiche e il ruolo della BCE
Ma non tutti festeggiano. Un euro troppo forte può rappresentare un ostacolo per le aziende esportatrici, in particolare per quelle del manifatturiero italiano e tedesco. La BCE, consapevole del rischio, osserva con attenzione. Come riportato da Reuters, alcuni membri del board sono pronti a intervenire “verbalmente” per evitare che il cambio diventi un elemento destabilizzante per l’economia reale. In questo quadro, il margine di manovra della Banca Centrale si restringe: da un lato, serve mantenere condizioni monetarie accomodanti per sostenere la domanda interna; dall’altro, bisogna evitare che l’euro troppo forte freni la ripresa o trascini al ribasso l’inflazione.

Per ora il mercato guarda avanti, ma lo scenario resta aperto. Gli investitori si interrogano su quanto durerà questa fase di forza relativa dell’euro e se gli Stati Uniti reagiranno con misure monetarie o fiscali per riequilibrare la bilancia. Intanto, chi opera sul forex sa che il cambio euro dollaro è tornato protagonista: e quando succede, nulla resta davvero fermo per troppo tempo.
Trend tecnico e segnali di forza
Dal punto di vista tecnico, il trend è inequivocabilmente rialzista. Il cambio euro dollaro si trova attualmente sopra tutte le principali medie mobili: la SMA a 10 giorni (1,1390 $), la SMA a 50 giorni (1,1374 $), la SMA a 100 giorni (1,1356 $) e la SMA a 200 giorni (1,1261 $). Questa configurazione conferma la solidità del movimento in atto, che non è solo una reazione impulsiva ma un trend strutturato. Secondo molti analisti, siamo entrati in una nuova fase per l’euro. La stabilizzazione sopra l’area di 1,13-1,14 $ potrebbe aprire spazio verso i 1,17-1,20 $ nel medio termine, come indicato da Citi e MUFG. Anche Goldman Sachs e UBS non escludono una prosecuzione del trend, pur mantenendo proiezioni più caute.