Una sentenza clamorosa cambia il destino degli affitti brevi: i Comuni non possono più bloccarli, ma chi affitta anche solo una stanza deve rispettare obblighi già in vigore. Cosa rischiano davvero i proprietari oggi?
Salvatore ha iniziato per caso, quasi per gioco. Un piccolo investimento in un appartamento al mare, poi un altro in città. Sistemava casa, la pubblicava online e in poco tempo arrivavano ospiti da tutto il mondo.

Gli affitti brevi sembravano una buona idea: flessibili, redditizi e tutto sommato semplici da gestire. Ma nel 2025 lo scenario è cambiato. Da gennaio, infatti, è scattato l’obbligo del Codice Identificativo Nazionale (CIN), e con lui una serie di regole molto più severe per chiunque affitti un immobile a uso turistico, anche solo per pochi giorni.
Salvatore, come tanti altri, ha dovuto aggiornarsi in fretta. Ha scoperto che, per affittare anche una sola stanza, non basta mettere un annuncio. Serve il CIN, che si ottiene registrandosi sulla piattaforma del Ministero del Turismo e allegando una dichiarazione che certifichi il rispetto delle norme di sicurezza. Questo significa installare rilevatori di gas e monossido di carbonio, estintori a norma, e garantire che gli impianti siano a posto secondo le indicazioni tecniche. Se la casa è su più piani, serve un estintore per ciascuno. Niente scorciatoie, niente scuse.
Nuove regole per tutti, ma i Comuni non possono vietare gli affitti brevi
Le regole del 2025 sono già operative, e chi non le rispetta rischia multe anche pesanti. Ma mentre i proprietari si adeguano, una sentenza recente ha riportato un po’ di equilibrio. Con la decisione n. 2928, il Consiglio di Stato ha stabilito che i Comuni non possono impedire le locazioni brevi se svolte in forma non imprenditoriale. In pratica, se affitti casa senza offrire servizi da hotel, come colazione o reception, non serve la SCIA e nessun Comune può bloccarti con regolamenti locali più restrittivi.

Nel caso in questione, un Comune lombardo aveva imposto limiti rigidi a una proprietaria che voleva affittare il suo immobile. I giudici hanno dato ragione alla donna: affittare in modo occasionale e senza fini imprenditoriali è un diritto, e non può essere ostacolato da norme locali. Per Salvatore, questa è stata una svolta. Vuol dire che può continuare la sua attività, purché rispetti le leggi statali e garantisca sicurezza e trasparenza.
Ma resta una domanda: quante persone, come Salvatore, si stanno muovendo nel rispetto delle nuove regole, e quante rischiano sanzioni senza nemmeno saperlo?