Perché molti stanno perdendo l’indennità di accompagnamento senza saperlo (e c’entrano due sentenze)

Pensavi che bastasse una richiesta per ricevere l’indennità? Attenzione, potresti aver commesso un errore che ti costa caro. Due sentenze recenti hanno acceso i riflettori su una dimenticanza burocratica che colpisce tantissime famiglie.

Quando le condizioni di salute peggiorano, è naturale aspettarsi un supporto in automatico. Ma c’è un dettaglio fondamentale che, se ignorato, blocca tutto. E non sempre è colpa del CAF o del medico.

Persone che discutono
Perché molti stanno perdendo l’indennità di accompagnamento senza saperlo-crypto.it

Antonietta era convinta di aver fatto tutto per bene. Nella sua domanda per la pensione di inabilità, aveva raccontato nel dettaglio le difficoltà dei suoi figli disabili. Pensava che bastasse, che l’indennità di accompagnamento sarebbe arrivata di conseguenza. Ma il tempo passava e non accadeva nulla. Nemmeno una risposta. Solo silenzio.

Manlio ha vissuto qualcosa di simile con sua moglie, dopo un grave peggioramento della sua salute. Anche lui ha aggiornato i documenti, convinto che bastasse segnalare l’aggravamento. Ma l’aiuto economico continuava a non arrivare. Così si sono rivolti al CAF e lì è arrivata la spiegazione: serviva una domanda amministrativa specifica. Nessuno glielo aveva detto prima.

Se non presenti la richiesta giusta, perdi il diritto all’indennità di accompagnamento

Le due sentenze della Cassazione del dicembre 2024 non lasciano dubbi. La Sentenza n. 32124 e l’Ordinanza n. 31578 affermano chiaramente che, per ottenere l’indennità di accompagnamento, serve una richiesta precisa, separata da quella per altri benefici. Non è sufficiente indicare che la persona è invalida o ha bisogno di assistenza. E nemmeno un aggravamento documentato basta, se non è accompagnato da una domanda ad hoc.

Impiegato di un ufficio CAF
Se non presenti la richiesta giusta, perdi il diritto all’indennità di accompagnamento-crypto.it

Antonietta non lo sapeva. Pensava che la sua situazione fosse evidente. Aveva parlato di tutto, ma non aveva fatto quella domanda formale. E quindi, niente accompagnamento. Manlio, invece, si era concentrato sui nuovi referti medici, ma non aveva fatto la cosa più importante: compilare e inviare quella richiesta.

Le regole dell’INPS e della normativa italiana non permettono scorciatoie. Anche se le condizioni mediche peggiorano, anche se la situazione è chiara, se manca l’atto formale, il diritto non scatta. E l’indennità economica parte solo dal momento in cui la domanda viene protocollata. Tutto ciò che viene prima, si perde.

Quanto costa una dimenticanza così?

Per chi si occupa ogni giorno di persone non autosufficienti, anche pochi mesi senza indennità possono fare la differenza. Non si tratta solo di soldi: è un supporto concreto, spesso l’unico possibile. Ma se nessuno ti dice che devi fare quella domanda separata, rischi di aspettare invano.

Antonietta e Manlio oggi lo sanno. Ma lo hanno capito tardi. Una semplice formalità che poteva essere risolta in pochi minuti è costata mesi (se non anni) di aiuto mancato. E ora, anche rivolgendosi a un avvocato, non possono recuperare quanto perso. Le sentenze sono chiare: non si torna indietro. Quanti altri stanno aspettando, convinti che tutto sia in ordine?

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