Il fisco cambia tutto: coniuge separato fuori dalle detrazioni

A volte basta un cambiamento normativo per stravolgere le abitudini di migliaia di contribuenti. Con le nuove regole fiscali introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, chi è separato legalmente dovrà fare i conti con una stretta che non lascia spazio a interpretazioni. E se pensavi che tutto potesse restare come prima, è il momento di ricrederti. La parola d’ordine? Nuove regole fiscali.

Nella pratica quotidiana, il fisco è spesso un tema che si affronta con poca voglia, finché non ci tocca da vicino. E per chi ha vissuto una separazione, o sta attraversando una fase complicata a livello familiare, questa novità potrebbe avere un impatto reale sul proprio bilancio. La detrazione per coniuge a carico sembrava un’agevolazione scontata in certe situazioni.

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Ora, invece, cambia tutto. E non si tratta di un’interpretazione, ma di un chiarimento nero su bianco. La Legge n. 207 del 30 dicembre 2024, in particolare l’articolo 1, comma 11, ha modificato l’articolo 12 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. E ha introdotto una nuova regola che parte dal 1° gennaio 2025.

Addio alla detrazione per coniuge separato: cosa prevede la nuova norma

Fino al 2024, chi era separato ma conviveva ancora con l’ex coniuge o gli forniva un aiuto economico, poteva inserirlo tra i familiari a carico. Non serviva una sentenza o un assegno stabilito dal giudice: bastava che il partner non avesse reddito sufficiente e si potesse dimostrare un sostegno. A volte si faceva rientrare l’ex anche tra gli “altri familiari”, come nel caso dei genitori conviventi. Era una zona grigia.

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Con l’arrivo delle nuove regole fiscali, però, questa elasticità scompare. Da ora in avanti, il coniuge legalmente separato non potrà più essere considerato a carico, nemmeno come “altro familiare”. La detrazione da 750 euro rimane valida solo per gli ascendenti conviventi. Nessuna eccezione è prevista per chi sostiene economicamente l’ex in via volontaria o convive con lui.

Facciamo un esempio: se Luca e Francesca si sono separati legalmente nel 2023 ma vivono ancora sotto lo stesso tetto per necessità, e Luca aiuta Francesca con spese quotidiane perché lei non ha reddito, dal 2025 non potrà più indicarla nella dichiarazione dei redditi come familiare a carico. Nemmeno se lei non ha un euro di entrate.

Questa modifica impone una revisione dei dati fiscali anche per chi riceve le detrazioni in busta paga. Il datore di lavoro, infatti, calcola l’IRPEF sulla base delle informazioni fornite: se queste risultano errate, il rischio è quello di ricevere richieste di rimborso o sanzioni.

Figli a carico e assegno unico: cosa resta invariato

Se da un lato i nuovi criteri per i familiari a carico escludono i coniugi separati, per quanto riguarda i figli a carico non ci sono cambiamenti. Dal 2022, infatti, le tradizionali detrazioni IRPEF sono state sostituite dall’assegno unico universale, erogato mensilmente dall’INPS.

Questo vale per tutti i figli minorenni e per quelli fino a 21 anni, se rispettano determinati requisiti. L’assegno non ha legami diretti con la dichiarazione dei redditi, ma si basa sull’ISEE e sulla composizione del nucleo familiare. È comunque fondamentale mantenere dati corretti anche per evitare incongruenze che potrebbero far sospendere i pagamenti.

Restano validi i vecchi limiti per i figli che non rientrano nell’assegno unico, come quelli oltre i 21 anni: se il loro reddito non supera i 2.840,51 euro (o 4.000 euro fino ai 24 anni), possono ancora essere considerati fiscalmente a carico.

Questa nuova stretta normativa ci dice una cosa chiara: chi è separato deve aggiornare con attenzione la propria posizione fiscale. La convivenza o l’aiuto economico non bastano più. Vale la pena fermarsi a riflettere: quante volte diamo per scontate agevolazioni che in realtà sono fragili? E quante altre ci troviamo a dover rincorrere modifiche decise da altri, senza nemmeno accorgercene?

 

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