Cosa può accadere se lavori da casa con una Partita IVA in regime forfettario? Le regole sembrano semplici, le tasse basse, la burocrazia minima. Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Il Fisco guarda con occhi diversi questo mondo fatto di computer, stanze adibite a ufficio e conti precisi. E lo fa con controlli sempre più puntuali.
Non basta più rispettare le regole: ora bisogna anche dimostrarlo. Le nuove verifiche mettono in allerta migliaia di professionisti.

La mattina inizia come sempre: caffè, pigiama e si accende il portatile. Un angolo del salotto diventa ufficio, tra appunti e telefonate. Ma oggi, chi lavora da casa con Partita IVA in regime forfettario, è sotto osservazione. Non si tratta solo di pagare poche tasse: si tratta di rispettare ogni dettaglio previsto dalla legge. Perché l’Agenzia delle Entrate sta stringendo i controlli, soprattutto su chi svolge la propria attività da casa. Un piccolo errore può trasformarsi in un grosso problema.
Come funziona davvero il regime forfettario
Il regime forfettario è stato introdotto per semplificare la vita ai lavoratori autonomi e alle piccole imprese. Si applica a chi ha ricavi fino a 85.000 euro all’anno e prevede una tassazione agevolata al 15%, che può scendere al 5% nei primi cinque anni se si rispettano alcune condizioni. Si tratta di un’imposta sostitutiva che prende il posto di IRPEF, addizionali, IVA e IRAP.

Nel regime forfettario non si deducono le spese reali: si applica invece un coefficiente di redditività fisso, che cambia in base al tipo di attività. Inoltre, non c’è obbligo di tenere scritture contabili complesse e dal 2024 è diventata obbligatoria la fatturazione elettronica anche per chi rientra in questo regime.
Tutto questo rende il regime attraente, ma attenzione: ci sono regole rigide. Non bisogna avere partecipazioni in società di persone, né superare certe soglie. E ogni anno va compilato con precisione il quadro RS del modello Redditi.
Lavorare da casa con Partita IVA: controlli sempre più serrati
Chi ha una Partita IVA in regime forfettario e lavora da casa è oggi uno dei soggetti più osservati. Il motivo è semplice: il Fisco vuole verificare che l’attività sia reale e che i requisiti per rientrare nel regime siano rispettati. E gran parte dei controlli si concentra sull’utilizzo della casa come sede lavorativa.
Il famoso quadro RS è fondamentale: serve a dichiarare, tra le altre cose, i metri quadri utilizzati per l’attività, l’indirizzo della sede e se l’abitazione ha un uso promiscuo. Se ci sono incongruenze, omissioni o dati poco chiari, possono partire controlli anche presso il domicilio, ma solo con consenso o autorizzazione del giudice.
Se dalle verifiche emergono irregolarità, le conseguenze sono serie. Si può perdere il regime forfettario con effetto retroattivo, dover pagare le imposte secondo il regime ordinario e affrontare sanzioni fino al 240% delle imposte non versate. Nei casi più gravi, può scattare anche una denuncia per evasione.
La soluzione? Fare attenzione. Compila correttamente ogni parte della dichiarazione, segnala qualsiasi variazione, conserva tutti i documenti e, se hai dubbi, affidati a un professionista. Il regime forfettario è un’opportunità, ma va gestito con rigore. Lavorare da casa non significa lavorare fuori controllo.