Bitcoin si avvicina a un potenziale death cross mentre il mercato si interroga sul suo status di bene rifugio. Intanto, l’oro vola ai massimi storici e le previsioni di lungo periodo sul BTC si moltiplicano. Segnale di pericolo o solo una pausa prima di un nuovo rialzo?
L’attenzione dei mercati è tutta puntata su Bitcoin, che negli ultimi giorni ha mostrato una volatilità crescente, alternando tentativi di rimbalzo a correzioni improvvise. Dopo aver raggiunto un nuovo massimo annuale, il prezzo si è attestato intorno agli 85.000 $, ma il sentiment degli investitori resta incerto. L’indicatore tecnico più discusso del momento è il cosiddetto death cross, ovvero l’incrocio della media mobile a 50 giorni sotto quella a 200 giorni, segnale considerato storicamente ribassista.
Mentre il grafico si avvicina a questo incrocio, il dibattito tra gli analisti si fa più acceso. Alcuni, come Alex Kuptsikevich di FxPro, sostengono che una chiusura sopra i 87.500 $ potrebbe annullare il segnale negativo. Altri, come John Glover (Ledn), vedono supporti chiave a 73.000 $, 65.000 $ e 57.000 $, con un potenziale upside fino a 133.000 $ in caso di ripartenza.
Il confronto con l’oro, che quest’anno ha guadagnato oltre il 20%, non è casuale. La materia prima per eccellenza ha consolidato la sua reputazione di bene rifugio, sostenuta da acquisti delle banche centrali e da una crescente domanda in tempi di incertezza macroeconomica. Bitcoin, invece, continua a mostrare una correlazione con gli asset più rischiosi, comportandosi più come un tech stock che come un’alternativa all’oro. Come sottolineato da Wall Street Italia, oltre il 63% dell’offerta in circolazione di BTC non è stata spostata da almeno un anno, indicando una forte convinzione tra i detentori di lungo periodo, ma anche una bassa liquidità nei movimenti di breve termine. Questo rafforza la visione di Bitcoin come riserva di valore per pochi, ma ancora non rifugio globale. Secondo l’analista Michaël Van de Poppe, una correzione a 70.000 $ ad aprile è possibile, ma da considerare come fisiologica.
Allo stesso tempo, la narrativa di Bitcoin come oro digitale non è del tutto tramontata. Alcuni investitori istituzionali lo vedono come un hedge alternativo contro l’inflazione, soprattutto in contesti di politica monetaria espansiva. Inoltre, la crescente integrazione di Bitcoin in ETF e portafogli multi-asset continua ad aumentare la sua visibilità nel panorama finanziario tradizionale. Tuttavia, la sua mancanza di correlazione stabile e l’alto livello di volatilità lo rendono ancora oggi uno strumento adatto solo a chi ha una forte tolleranza al rischio. In assenza di catalizzatori chiari e con una regolamentazione ancora incerta in molte giurisdizioni, il dibattito sulla sua vera natura è tutt’altro che chiuso.
Le prospettive per il 2025 restano comunque ottimistiche. Secondo DigitalCoinPrice, il prezzo medio previsto è di 160.040 €, con un massimo stimato di 169.697 €, mentre Pantera Capital punta a 140.000 €, grazie all’effetto halving e alla crescente adozione. VanEck, invece, non esclude un target fino a 180.000 $ entro fine anno, trainato dalla domanda istituzionale e dal successo degli ETF spot. Intanto, il prezzo resta al di sotto della media mobile a 50 giorni (circa 87.000 $) e si muove intorno alla 200 giorni, riflettendo uno stato di equilibrio precario. Per alcuni investitori, questo rappresenta un’opportunità di accumulo. Per altri, un campanello d’allarme. Quel che è certo è che Bitcoin continua a essere un asset polarizzante, in bilico tra narrazione da oro digitale e dinamiche da mercato azionario. La chiave potrebbe essere nei volumi: l’incremento degli scambi suggerisce che qualcosa sta per accadere.
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