Il dibattito sull’equilibrio tra inflazione, tassi d’interesse e stimoli monetari si riaccende negli Stati Uniti, ma stavolta con una posta in gioco più ampia: le sorti di Bitcoin.
Tra dazi, incertezza economica e segnali contrastanti dalla Federal Reserve, il mercato si interroga su cosa accadrebbe se tornasse la stagione della liquidità facile. I trader osservano con attenzione, mentre la politica monetaria torna a influenzare anche il mondo delle criptovalute.
Se la Fed tornasse a stampare dollari potrebbe essere una svolta epocale anche per il Bitcoin – crypto.it
La Fed in bilico tra tassi e inflazione
La stampa di moneta non è più solo un tema per economisti e addetti ai lavori. Quando la Federal Reserve decide di intervenire sul mercato, le ricadute si estendono ben oltre il sistema bancario tradizionale. In un momento di volatilità crescente, con gli Stati Uniti alle prese con dazi mirati e un’inflazione ancora ostinata, la possibilità che la Fed torni a iniettare liquidità nell’economia sta creando un clima di attesa e nervosismo. Il presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, ha dichiarato a Reuters (10 aprile) che un allentamento della politica monetaria è ancora possibile, ma solo se l’economia dovesse tornare a dare segnali solidi. Allo stesso tempo, Susan Collins, presidente della Fed di Boston, ha avvertito che i nuovi dazi “creano compromessi difficili per la politica dei tassi”, alimentando scenari da stagflazione.
E se l’ipotesi di taglio dei tassi o di nuovi stimoli si concretizzasse davvero, Bitcoin potrebbe essere tra i primi beneficiari. Storicamente, infatti, le criptovalute reagiscono con forza a ogni segnale di maggiore espansione monetaria: meno rendimenti sul dollaro, più appetibilità per gli asset alternativi. Tuttavia, la dinamica non è sempre lineare. Un’economia debole potrebbe infatti ridurre la propensione al rischio, penalizzando proprio gli strumenti più volatili.
Più dollari in circolazione, più Bitcoin? Non è così semplice
Secondo uno studio pubblicato su Journal of International Money and Finance, Bitcoin risponde in modo sensibile agli shock di politica monetaria: i prezzi tendono a muoversi significativamente nei giorni successivi alle riunioni del FOMC (Federal Open Market Committee). È una conferma empirica di quanto già percepito sul campo dagli investitori: le decisioni della Fed non condizionano solo il costo del denaro, ma anche il destino degli asset digitali.

Quando la banca centrale riduce i tassi o aumenta la liquidità, molti investitori si spostano da asset a basso rendimento verso strumenti percepiti come più remunerativi, tra cui Bitcoin. È successo nel 2020, con un’impennata della moneta digitale durante le politiche ultra-espansive post-Covid. Ma lo scenario attuale è diverso. I tassi sono ancora alti, l’inflazione non è del tutto sotto controllo e il rischio geopolitico rimane elevato. Questo significa che l’effetto stimolo potrebbe non avere lo stesso impatto di qualche anno fa.
Come spiega Bankrate, la politica monetaria restrittiva tende a penalizzare le criptovalute, aumentando il costo opportunità di detenere asset non remunerativi come Bitcoin. In altre parole, più la Fed resta ferma, più le criptovalute potrebbero soffrire. Ma se le tensioni commerciali costringeranno la banca centrale a rivedere la propria linea, allora un nuovo rally delle cripto potrebbe essere dietro l’angolo. Nel dubbio, il mercato osserva.