Chi non sarebbe attratto da un rendimento all’8% annuo? Sembra un’occasione imperdibile, soprattutto se arriva da un emittente solido come la Banca Europea per gli Investimenti. Ma cosa succede quando questa obbligazione viene offerta in una valuta lontana dalla nostra, instabile e soggetta a violente oscillazioni?
L’apparenza inganna, e quello che sembra un affare può trasformarsi in una lezione costosa. Ecco cosa devi davvero sapere su questa obbligazione in rand sudafricani.
Immagina di camminare in un mercato affollato, tra mille bancarelle che offrono oggetti scintillanti. Uno di questi cattura il tuo sguardo: promette guadagni elevati, un nome affidabile lo sostiene, e tutti sembrano guardarlo con interesse. Ti avvicini, chiedi informazioni, e scopri che c’è un piccolo dettaglio: il prezzo non è in euro, ma in una moneta che cambia valore continuamente. Ti sembra comunque un buon affare?
Chi investe, anche solo in modo occasionale, si è trovato almeno una volta davanti a questo tipo di dilemma. Il fascino del rendimento alto è potente, ma nasconde insidie che non sempre si colgono a prima vista. In questo caso, parliamo di un’obbligazione emessa dalla Banca Europea per gli Investimenti, quindi da un ente estremamente affidabile: le cedole e il capitale saranno pagati, su questo c’è poco da temere. Ma non basta che l’emittente sia solido, se la moneta in cui investi può svalutarsi pesantemente.
L’obbligazione EIB TF 8% MG27 ZAR offre un interesse dell’8% lordo. Al netto della tassazione agevolata al 12,5%, il rendimento effettivo è comunque un ottimo 7% annuo. Ma il problema principale è che questo titolo è espresso in rand sudafricani, una valuta molto instabile. Dal 2017 a oggi il cambio è passato da 14,53 a oltre 21,43: il rand si è svalutato del 48%, cioè circa il 6% all’anno.
Questa perdita di valore ha annullato buona parte dei guadagni derivanti dalla cedola. Anche solo da inizio aprile 2025, il rand ha perso quasi il 9% rispetto all’euro. Quindi, pur con un emittente sicuro e cedole regolari, l’investitore si trova con un capitale che oggi vale molto meno. È un rischio importante, che spesso viene sottovalutato.
Chi nel 2017 ha comprato questa obbligazione oggi probabilmente si starà chiedendo se non sarebbe stato meglio scegliere un BTP italiano, magari con un rendimento inferiore ma in valuta stabile. Perché non sempre l’alto rendimento è sinonimo di guadagno.
Questa situazione ci insegna che non basta guardare la cedola o il nome dell’emittente. Investire in valute estere può sembrare allettante, ma comporta rischi non immediatamente evidenti. E quando il cambio si muove contro di te, i danni possono essere superiori ai vantaggi.
Il rand sudafricano non è nuovo a queste oscillazioni. Non si tratta di prevedere il mercato, ma di capire che l’impatto del cambio è concreto. Un titolo può sembrare ottimo sulla carta, ma nella realtà mostra tutti i suoi limiti se si dimentica il contesto.
Chi si avvicina a questi strumenti deve chiedersi: vale la pena rischiare per qualche punto percentuale in più? O forse è meglio puntare su titoli meno appariscenti, ma più coerenti con i nostri obiettivi e il nostro profilo di rischio?
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