Due indici, due Paesi, due filosofie di mercato. Il DAX tedesco e il FTSE MIB italiano rappresentano da decenni due pilastri dell’investimento europeo. Ma quale ha davvero premiato gli investitori? E soprattutto: quale comporta più rischio? L’analisi è più sorprendente di quanto si pensi.
Scegliere tra DAX e FTSE MIB non è una semplice questione di preferenza geografica. Dietro questi due indici si celano storie economiche molto diverse, che nel lungo periodo si riflettono nei rendimenti e nel profilo di rischio. Il DAX, con la sua forte esposizione industriale e export-oriented, ha spesso mostrato maggiore solidità nei cicli globali. Il FTSE MIB, invece, riflette una struttura economica più fragile e una maggiore concentrazione settoriale, con un peso rilevante del comparto bancario. Ma oltre la narrativa, parlano i numeri: e sono numeri che non sempre confermano i luoghi comuni.

Utilizzando i dati storici mensili dal 1997 al 2025, è possibile calcolare sia i rendimenti che le metriche di rischio. I rendimenti mensili medi del DAX sono superiori rispetto a quelli del FTSE MIB, ma ciò che colpisce è la correlazione tra i due indici: 0,93. Questo significa che i due mercati si muovono quasi sempre nella stessa direzione, un dato utile per chi sperava in diversificazione all’interno dell’Eurozona. Ma il punto più interessante è lo Sharpe Ratio, che misura l’efficienza del rendimento rispetto al rischio.
Rendimento e rischio: chi ha davvero fatto meglio?
Assumendo un tasso privo di rischio dello 0,2% mensile (pari a circa 2,4% annuo), il DAX mostra uno Sharpe Ratio di 0,44, contro uno Sharpe Ratio di 0,26 per il FTSE MIB. Questo significa che, a parità di rischio, l’indice tedesco ha storicamente offerto un rendimento corretto superiore. Non si tratta solo di numeri: è la prova che il DAX ha meglio compensato la volatilità, garantendo un rendimento più efficiente. In particolare, la deviazione standard mensile del DAX è risultata più contenuta, nonostante le performance migliori.

Ma la vera sorpresa è osservare come il rischio sia cambiato nel tempo. Negli anni pre-2008, entrambi gli indici mostravano una volatilità elevata e rendimenti a tratti simili. Dopo la crisi finanziaria, il DAX ha saputo recuperare con maggiore continuità, mentre il FTSE MIB ha alternato fasi di recupero a lunghi periodi laterali o ribassisti. Questo si riflette anche nel comportamento recente: nel biennio 2023–2024 il DAX ha registrato nuovi massimi storici, mentre il FTSE MIB, pur in recupero, resta al di sotto dei livelli pre-2008.
Il dato più eloquente resta la performance cumulata: investire 10.000 € nel DAX nel 1997 oggi significherebbe superare i 50.000 €, mentre sul FTSE MIB si resterebbe intorno ai 40.000 €. Non un abisso, ma una differenza significativa se si considera la stabilità. Per chi guarda al lungo termine, il DAX si conferma una scelta più efficiente, anche se meno “nazionalpopolare”. La chiave resta nella gestione del rischio e nella coerenza delle politiche economiche che sostengono il mercato sottostante.