Uno dei manager più influenti al mondo lancia un allarme che fa tremare i mercati: Larry Fink, CEO di BlackRock, si dice “terrorizzato” dalle recenti scelte politiche ed economiche degli Stati Uniti. Dazi, inflazione e rischio recessione stanno creando un clima di profonda incertezza. Ma cosa preoccupa davvero il numero uno della finanza globale?
Quando una figura come Larry Fink, alla guida del più grande gestore patrimoniale del mondo, esprime pubblicamente il suo timore, il mondo finanziario si ferma ad ascoltare. Nelle ultime settimane, le sue dichiarazioni sono diventate un punto di riferimento per chi cerca di comprendere il livello reale di tensione nei mercati. Il motivo? Le nuove politiche commerciali degli Stati Uniti, che Fink ha definito “oltre ogni immaginazione”.

Nel mirino ci sono le tariffe imposte dall’amministrazione Trump, con dazi fino al 145% su prodotti cinesi e al 10% sul resto del mondo. Secondo il CEO di BlackRock, queste misure non solo mettono a rischio la crescita globale, ma potrebbero spingere l’economia americana verso una recessione, se non ci è già entrata. Un’analisi che ha trovato eco anche in ambienti industriali, dove molti amministratori delegati condividono la sua preoccupazione.
Un’economia sull’orlo: inflazione, dazi e paura
Fink ha parlato chiaro durante un’intervista al New York Post, affermando che le recenti scelte politiche hanno superato anche le sue peggiori aspettative. Il timore maggiore riguarda l’impatto di lungo termine sul sistema economico statunitense, dove le aziende si trovano a fare i conti con costi crescenti e una domanda in calo. Le sue parole sono state riprese anche da Reuters, che riporta come BlackRock stimi un possibile calo aggiuntivo del 20% per i mercati azionari, a causa della combinazione tra inflazione persistente e perdita di fiducia da parte degli investitori.

L’incertezza attuale sta alimentando uno scenario da “soft landing” sempre meno realistico. E anche se non si parla ancora di una crisi sistemica, l’allarme lanciato da Fink trova fondamento nei numeri. L’inflazione statunitense resta sopra il 5%, secondo stime del Boston Consulting Group, e le politiche monetarie della Federal Reserve si scontrano con il rallentamento dell’attività produttiva.
Visione pessimista ma orientata al futuro
Nonostante il tono allarmato, Larry Fink mantiene una prospettiva lucida. In un’intervista rilasciata a Business Insider, ha affermato che questo contesto offre comunque opportunità di investimento in settori strategici come l’intelligenza artificiale e le infrastrutture. Secondo Fink, le trasformazioni in atto possono premiare gli investitori capaci di guardare oltre il breve periodo.
Tuttavia, ha ribadito che l’attuale crisi è alimentata anche da una carenza di fiducia verso la leadership economica e politica degli Stati Uniti. Questo sentimento, sempre più diffuso tra investitori istituzionali e top manager, rischia di creare un’onda lunga di disinvestimenti. Se non verranno forniti segnali chiari di stabilità e di direzione, il mercato potrebbe reagire in modo ancora più violento.
Il messaggio di Fink è inequivocabile: senza una revisione delle attuali politiche e senza una strategia chiara sul fronte economico, il rischio è quello di compromettere non solo la crescita, ma anche la credibilità del mercato statunitense a livello globale.