Due asset simbolo, due percorsi diversi: il Dow Jones e lâoro incarnano due filosofie opposte di investimento. Ma quale dei due ha davvero premiato di piĂš gli investitori nel lungo periodo? Il verdetto potrebbe sorprenderti, specie se consideri il rischio.
Quando si parla di Dow Jones Industrial Average e oro, la discussione si accende. Câè chi considera il primo il cuore pulsante del capitalismo, e chi vede nel secondo lâunico rifugio sicuro nei momenti bui.
Ma dietro queste narrazioni ci sono numeri concreti, che raccontano una storia di rendimenti e rischio tuttâaltro che scontata. A influenzare le performance nel tempo non è solo il ciclo economico, ma anche la psicologia degli investitori, la politica monetaria e, non da ultimo, la fiducia nei mercati.
Analizzando i dati mensili dal 1990 al 2025, emergono differenze nette. Il Dow Jones, partito da un valore di 10.000 punti (valore di riferimento) nel febbraio 1990, ha raggiunto i 454.414 punti nel gennaio 2025. Un incremento del 4.444%. Lâoro, nello stesso periodo, è passato da 10.000 $ (valore di riferimento) a circa 80.852 $, segnando un aumento del 708%. La differenza è evidente. Il Dow ha mostrato un rendimento medio mensile stimato intorno allâ1,5%, contro lo 0,5% dellâoro.
Tuttavia, a fronte di questa crescita, lâindice americano ha esibito una volatilitĂ piĂš elevata, con una deviazione standard mensile stimata attorno al 4%, rispetto al 3% dellâoro. La differenza diventa piĂš evidente se si osserva il rapporto di Sharpe, che misura quanto rendimento viene generato per ogni unitĂ di rischio: 0,325 per il Dow Jones, contro 0,10 per lâoro, assumendo un tasso privo di rischio dello 0,2% mensile. Ă vero, dunque, che il Dow è piĂš rischioso, ma va anche detto che si tratta di un rischio contenuto, soprattutto se confrontato con altri strumenti azionari o con le turbolenze del mercato globale.
Il Dow Jones ha premiato nel tempo chi ha avuto pazienza e nervi saldi. Dai 10.000 punti iniziali nel 1990, ha superato i 454.000 punti nel 2025, un percorso impressionante, nonostante crisi economiche, bolle speculative e guerre commerciali. Come sottolineato da JPMorgan Asset Management, gli investitori buy-and-hold su indici azionari ampi hanno storicamente ottenuto ritorni superiori rispetto a chi ha preferito strumenti difensivi. Lâoro, dal canto suo, ha mostrato un comportamento diverso: crescita piĂš lenta, ma spesso brillante nei momenti di incertezza. Tra il 2008 e il 2011, ad esempio, il metallo prezioso ha segnato una corsa importante, superando i 38.000 $ lâoncia, spinto dalla crisi finanziaria e dallâespansione monetaria delle banche centrali.
La correlazione tra i due asset risulta bassa, talvolta addirittura negativa, come osservato nei primi anni â90 e durante i periodi di forte turbolenza. Questo rende lâoro interessante in unâottica di diversificazione, non tanto per i rendimenti attesi quanto per la sua funzione di âcopertura psicologicaâ. Tuttavia, va detto: negli ultimi trentâanni, chi ha puntato esclusivamente sullâoro ha ottenuto molto meno rispetto a chi ha cavalcato le azioni americane. Questo non significa che lâoro non abbia un ruolo, ma piuttosto che da solo difficilmente può costituire una strategia di lungo termine.
A oggi, con lâoro che ha toccato gli 80.852 $ e il Dow sopra i 454.414 punti, le differenze si amplificano. Eppure, in un contesto geopolitico incerto e con lâinflazione ancora in agguato, il fascino del metallo giallo continua ad attirare attenzione. Forse, la risposta non è scegliere uno solo dei due, ma capire come combinarli nel proprio portafoglio.
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