Hanno puntato tutto sul turismo, investendo con entusiasmo e convinzione. Ma qualcosa è cambiato. Una svolta normativa potrebbe ribaltare il loro progetto imprenditoriale.
Chi, come loro, ha più appartamenti destinati agli affitti brevi, dovrà affrontare novità importanti che impattano direttamente guadagni, burocrazia e gestione. E non si tratta solo di tasse. Un nuovo equilibrio tra opportunità e responsabilità è alle porte. Ecco cosa sta accadendo davvero nel mondo degli affitti turistici.

Salvatore e Claudia si sono buttati a capofitto nel mercato degli affitti brevi in un momento in cui sembrava la mossa perfetta. Hanno acquistato cinque appartamenti in una delle mete più ambite del Sud Italia, li hanno ristrutturati con gusto e li hanno destinati al turismo, curando ogni minimo dettaglio. Il loro piccolo impero di B&B cresceva velocemente, alimentato dalle recensioni entusiaste e da prenotazioni continue attraverso Airbnb e Booking.
Fino a poco tempo fa, tutto sembrava girare alla perfezione. Ma all’inizio del 2025 è arrivata una stretta che ha cambiato le carte in tavola. Le nuove norme sugli affitti brevi impongono regole molto più rigide, e chi, come loro, possiede più immobili, ora si trova davanti a una burocrazia più pesante, obblighi fiscali maggiori e nuove responsabilità operative. Nessuna possibilità di restare nell’ombra: ogni struttura deve essere identificata ufficialmente e rispettare criteri di sicurezza sempre più severi.
Nuove regole, nuovi costi: per chi ha più appartamenti, l’aria è cambiata
Il primo grande scoglio si chiama Codice Identificativo Nazionale (CIN). Ogni casa affittata a uso turistico deve essere registrata nella Banca Dati nazionale, ottenendo questo codice da esporre online e all’ingresso della proprietà. Senza il CIN, si rischiano multe fino a 8.000 euro. Salvatore, che non ama le scartoffie, ha dovuto armarsi di pazienza per completare la procedura su tutti e cinque gli immobili.

Le norme di sicurezza sono diventate stringenti: sensori per gas e monossido di carbonio installati da tecnici abilitati, estintori CE ogni 200 mq, uno per ogni piano. Una spesa non da poco, ma obbligatoria per non rischiare sanzioni. E poi c’è l’obbligo di registrare ogni ospite sul portale “Servizio Alloggiati” della Polizia. Non si tratta più solo di offrire ospitalità, ma di rispettare ogni passaggio previsto dalla legge.
Per chi, come Claudia e Salvatore, ha più di tre immobili, è scattato anche l’obbligo di aprire Partita IVA e presentare la SCIA al Comune. Chi supera le quattro proprietà senza adeguarsi, può incorrere in multe fino a 10.000 euro. E la tassazione? Solo sul primo immobile vale la cedolare secca al 21%, sugli altri si passa al 26%.
Anche Airbnb e Booking hanno nuovi obblighi: dal 2024 trattengono il 21% delle somme incassate e lo versano direttamente all’Agenzia delle Entrate. Un sistema pensato per evitare l’evasione, ma che toglie liquidità agli host.
Salvatore e Claudia oggi valutano nuove strade. Tornare alle locazioni classiche? Vendere un immobile? O professionalizzare ancora di più la loro attività? Una cosa è certa: le nuove regole sugli affitti brevi non vietano di guadagnare, ma impongono di farlo con maggiore attenzione, consapevolezza e preparazione.