Cosa succede se un genitore spende l’assegno unico per sé? Un errore che può costare caro, anche penalmente. Meglio sapere cosa si rischia davvero. Attenzione: una recente sentenza ha chiarito ogni dubbio. Due protagonisti, una separazione e un assegno mal gestito: quello che è successo a Cosimo e Palmira potrebbe succedere a chiunque. E le conseguenze non sono solo familiari.
Cosimo e Palmira erano una coppia normale, con alti e bassi, e un figlio piccolo. Dopo la separazione, avevano trovato un equilibrio: affidamento condiviso, ma il bambino viveva con Palmira. L’assegno unico universale era stato intestato a Cosimo, ma con l’intesa che sarebbe servito solo per coprire le spese del figlio: scuola, vestiti, visite mediche.

Tutto sembrava funzionare, finché Cosimo ha iniziato a usare quei soldi per sé: una bolletta qui, una cena là. Niente di eclatante, ma neppure destinato al figlio. Palmira, accorgendosi del cambiamento, ha chiesto spiegazioni. Le risposte vaghe non hanno convinto. Così ha deciso di parlarne con un avvocato. Da lì è partita una denuncia che ha portato a una conseguenza seria: il tribunale ha confermato che Cosimo aveva commesso un reato.
Quando l’assegno unico diventa appropriazione indebita
Il tema dell’assegno unico universale tocca molti genitori separati, ma pochi sanno che usarlo in modo improprio può portare a guai legali. La Cassazione, con la sentenza n. 24140 del 2023, (ha ribadito la Corte Costituzione con la 40/2025) ha stabilito un punto fondamentale: l’assegno è destinato al benessere del figlio, non a spese personali del genitore che lo riceve.
Nel caso di Cosimo, la Corte ha parlato di appropriazione indebita. Perché anche se riceveva l’assegno sul proprio conto, il denaro non era a sua libera disposizione. Era vincolato a uno scopo preciso: sostenere il figlio. Quando ha iniziato a usarlo per se stesso, ha violato la legge. L’articolo 646 del Codice Penale prevede pene severe: da due a cinque anni di carcere, oltre a una multa fino a 3.000 euro.

Non si tratta di un caso isolato. Una sentenza recente del Tribunale di Bari del 3 aprile 2025 ha confermato che, anche in regime di affidamento condiviso, il genitore collocatario può richiedere il versamento diretto dell’assegno all’INPS, senza bisogno del consenso dell’altro. Questo rafforza il principio che il denaro serve al figlio, non ai genitori.
Come usare correttamente l’assegno e cosa si rischia
L’assegno unico per figli a carico deve essere usato con responsabilità. Anche se lo riceve solo uno dei due genitori, questo non significa che ne possa disporre liberamente. È un sostegno finalizzato, non un reddito aggiuntivo. Usarlo per pagare spese personali è un rischio concreto, anche se lo si fa “in buona fede”.
Nel momento in cui si usano quei soldi per qualcosa che non riguarda direttamente il figlio, si può essere denunciati. Cosimo lo ha imparato a sue spese. Ma non è solo una questione penale. C’è anche un aspetto morale e relazionale: il genitore che agisce in questo modo perde la fiducia dell’altro e, in alcuni casi, anche quella del figlio.
Alla fine, è una domanda semplice che ogni genitore dovrebbe farsi: questi soldi stanno davvero aiutando mio figlio? Se la risposta è no, forse è meglio pensarci due volte prima di spenderli.