Ti sei mai chiesto cosa succede quando un nonno diventa l’unico punto di riferimento per un nipote in difficoltà? Una nuova apertura dell’Inps cambia le carte in tavola.
In pochi ne parlano, ma potrebbe riguardare anche te o qualcuno a te vicino. Ci sono famiglie che vivono situazioni complesse, fatte di silenzi, sacrifici e legami profondi. E adesso, dopo anni di attese, qualcosa si è mosso. Ma non è tutto semplice come sembra. Serve capire bene come funzionano le nuove regole, perché nel concreto fanno la differenza tra essere lasciati soli… o finalmente sostenuti.
Daniele non pensava che un giorno avrebbe dovuto occuparsi anche del nipote, dopo aver cresciuto due figli e superato mille tempeste. Roberta, invece, ha perso entrambi i genitori quando era appena maggiorenne e ha trovato in sua nonna un rifugio sicuro, un tetto, un piatto caldo, ma soprattutto quell’affetto che credeva sparito. Gianni, da parte sua, è nato con una disabilità che non gli ha mai permesso di lavorare. Viveva con sua madre fino a quando un male improvviso l’ha portata via. È stato suo nonno a tirarlo fuori dal buio, a prendersi cura di lui ogni giorno. Tre storie vere, comuni eppure invisibili. E ora, grazie a una nuova apertura dell’Inps, qualcosa è cambiato.
Sì, perché la pensione di reversibilità ai nipoti maggiorenni inabili e a carico dei nonni oggi è diventata possibile. Non è più solo una speranza, è una realtà riconosciuta. Ma dietro questa conquista si nascondono condizioni, regole e controlli severi che non si possono ignorare. E non tutti sanno come muoversi in questo nuovo scenario.
La novità arriva con la Circolare Inps n. 64/2024, ma affonda le radici nella Sentenza n. 88/2022 della Corte Costituzionale. Cosa dice, in parole semplici? Che anche i nipoti maggiorenni, orfani, inabili e realmente a carico del nonno o della nonna hanno diritto alla pensione di reversibilità. Non si tratta di un favore o di un’eccezione, ma di un principio che riconosce quanto certe relazioni familiari possano essere più forti del sangue o dell’anagrafe.
Per Daniele, questo significa che il nipote rimasto solo dopo la morte della madre può ora contare su un supporto economico ufficiale. Non più solo gesti di amore, ma anche un diritto riconosciuto. È importante però sottolineare che non basta essere nipoti: serve che il legame con il nonno sia documentabile, reale, e che ci sia una vera dipendenza economica. La convivenza può aiutare, ma non è indispensabile: quello che conta è dimostrare che il nonno o la nonna erano, di fatto, la figura di riferimento stabile.
Roberta, per esempio, non viveva con la nonna, ma lei pagava tutte le spese: l’affitto, i libri, le medicine. Un aiuto costante, che ora può essere riconosciuto anche sul piano previdenziale. Serve però una documentazione precisa: ricevute, bonifici, testimonianze. Non basta dirlo, bisogna provarlo.
Questo ampliamento dei diritti fa il paio con un’altra faccia della medaglia: i controlli. L’Inps, infatti, sta stringendo le maglie. Quando si tratta di figli o nipoti maggiorenni, la pensione ai superstiti non è automatica. È necessario certificare l’inabilità totale al lavoro, con documenti medici, e dimostrare l’effettivo stato di bisogno.
Gianni lo sa bene. Nonostante la sua invalidità evidente, ha dovuto affrontare un iter complesso per far valere il suo diritto. L’Inps non si accontenta di una generica “invalidità”. Serve un’inabilità totale e permanente, accertata con il famigerato modello SS3 e la visita presso la commissione medico-legale. Non è una formalità. Ogni caso viene valutato con rigore.
Ma perché tanta attenzione? Perché la pensione ai superstiti è una misura importante, ma deve essere destinata a chi ne ha realmente bisogno. Ecco perché, anche per i figli maggiorenni studenti o inabili, non basta essere disoccupati, ma bisogna dimostrare di non avere mezzi per mantenersi e di essere a carico del genitore (o, come in questo caso, del nonno).
Il principio vale anche per Roberta, che ha dovuto documentare non solo il legame affettivo con la nonna, ma anche ogni forma di sostegno economico ricevuto. E la buona notizia è che la legge oggi non fa più differenze tra figli naturali, adottivi, legittimi. Conta il fatto, non il nome. E questo vale anche per i nipoti, finalmente.
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