Bitcoin verso la fine e l’S&P 500 che ne segue le orme? È lo scenario che si sta delineando secondo alcune delle voci più ascoltate del panorama finanziario. Peter Schiff attacca ancora la criptovaluta, mentre da Bloomberg arrivano segnali di preoccupazione su un mercato azionario che oggi sembra riflettere la stessa instabilità tipica del mondo crypto.
In un momento in cui il mondo finanziario è attraversato da scosse imprevedibili, la linea di confine tra tradizione e innovazione sembra sempre più sottile. Se da un lato Bitcoin è nato come risposta alla crisi del 2008, oggi c’è chi ne prevede la fine proprio in occasione della crisi del 2025. Parliamo di Peter Schiff, economista e investitore noto per le sue posizioni contrarie alle criptovalute. Dall’altro lato, Bloomberg avverte che l’S&P 500, storico barometro della salute economica americana, si sta muovendo in maniera simile a un asset speculativo, con una volatilità che spiazza anche i trader più navigati.

La crisi in corso non sta solo mettendo alla prova le criptovalute: sta anche rivelando quanto instabile possa diventare il mercato azionario quando si intrecciano dazi, inflazione e incertezza politica. Ed è proprio in questo contesto che si apre un dibattito cruciale: i mercati tradizionali stanno diventando simili alle criptovalute che tanto hanno criticato?
Schiff attacca Bitcoin, Bloomberg osserva l’S&P 500
Peter Schiff non è nuovo a dichiarazioni forti, ma le sue ultime parole hanno fatto molto rumore: “Bitcoin è nato dalla crisi del 2008 e morirà nella crisi del 2025”. Lo ha dichiarato all’Economic Times, sottolineando che, a suo avviso, gli investitori si rifugeranno nell’oro e in asset reali, abbandonando gli asset digitali in un contesto di recessione globale. Secondo Schiff, la recente debolezza di Bitcoin – unita al crollo di fiducia tra gli investitori retail – segnerebbe l’inizio del declino definitivo della criptovaluta più famosa.

Nel frattempo, Bloomberg ha pubblicato un’analisi che mette in evidenza come l’S&P 500 abbia perso oltre il 9% in una sola settimana, scendendo ben al di sotto dei suoi supporti tecnici. Secondo quanto riportato anche da Investopedia, Morgan Stanley prevede un ulteriore calo del 7-8%, con l’indice che potrebbe arrivare a quota 4.700 punti. In sostanza, il più solido tra gli indici azionari americani si starebbe comportando – per volatilità e imprevedibilità – in modo analogo a una criptovaluta durante un sell-off improvviso.
Volatilità, incertezza e scenari futuri
Il confronto tra Bitcoin e l’S&P 500 non è solo provocatorio: fotografa un momento storico in cui le certezze vacillano. L’introduzione di dazi da parte dell’amministrazione Trump, l’inflazione sopra il 5% prevista da Boston Consulting Group, e il rischio recessione negli Stati Uniti che secondo gli analisti è salito al 40%, contribuiscono a un clima finanziario teso.
In questo contesto, il comportamento dei mercati riflette un crescente disallineamento tra fondamentali e prezzi. Se i titoli tech e industriali soffrono per la frenata della domanda e le incertezze normative, anche le criptovalute – un tempo considerate un rifugio anti-sistema – sembrano perdere attrattiva. Ecco perché le previsioni di Schiff trovano eco, mentre Bloomberg e Morgan Stanley suggeriscono prudenza anche nei confronti degli asset più “tradizionali”.
La domanda che rimane aperta è se il futuro vedrà un ritorno all’equilibrio o una ridefinizione totale delle dinamiche di mercato. Intanto, osservare come l’S&P 500 possa assomigliare sempre più a Bitcoin, non è solo un paradosso, ma forse il segnale che qualcosa di profondo si sta muovendo nell’economia globale.