La svolta digitale in Svizzera apre la porta a un nuovo Franco digitale: ecco cosa dice Bitcoin Suisse

La trasformazione digitale dell’economia svizzera apre nuovi scenari per le criptovalute stabili. Bitcoin Suisse evidenzia una grande opportunità per uno stablecoin nazionale ancorato al franco svizzero, in un contesto in cui i pagamenti digitali superano ormai il contante.

Cambia il modo di pagare, cambia il modo di pensare al denaro. Un tempo la Svizzera era sinonimo di banche solide, libretti cartacei e contante nelle tasche. Oggi, invece, lo smartphone è diventato il nuovo portafoglio. Sempre più consumatori elvetici preferiscono strumenti digitali per acquistare caffè, vestiti o persino abbonamenti ai trasporti.

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La svolta per arrivare a una stablecoin ancorata al franco svizzero potrebbe essere più vicina di quanto si possa credere – crypto.it

L’app TWINT, ormai diffusissima, è solo uno dei segnali di questo cambiamento profondo. Ma in questo scenario che si muove così rapidamente, qual è il posto delle criptovalute stabili? E soprattutto: la Svizzera è pronta a lanciare un proprio stablecoin ancorato al franco?

Un’economia sempre più cashless

Secondo un sondaggio recente della Banca Nazionale Svizzera, il 56% dei cittadini svizzeri predilige metodi di pagamento digitali rispetto al contante. Questo dato, commentato da Dominic Weibel, responsabile ricerca di Bitcoin Suisse, rappresenta secondo lui una “opportunità sostanziale” per l’introduzione di uno stablecoin svizzero. In un post pubblicato su LinkedIn, Weibel ha evidenziato come il successo di soluzioni come TWINT dimostri una crescente apertura della popolazione verso strumenti innovativi per gestire le proprie finanze quotidiane.

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La Svizzera si avvia sempre più verso un’economica cashless – crypto.it

Bitcoin Suisse non è nuova a queste tematiche. L’azienda ha già sperimentato un primo stablecoin svizzerodenominato CryptoFranc (XCHF), un token ERC-20 ancorato 1:1 al franco svizzero e basato su Ethereum. Sebbene il progetto sia stato interrotto, l’esperienza maturata ha tracciato una strada chiara su cosa serve per realizzare una stablecoin efficace: trasparenza, affidabilità e conformità alle normative. L’interruzione del CryptoFranc è stata ufficializzata sul sito di Bitcoin Suisse, ma l’idea alla base del progetto non è stata abbandonata.

Il ruolo della regolamentazione e della fiducia

Mentre i privati esplorano il potenziale degli asset digitali ancorati a valute reali, le autorità si muovono con cautela. La Banca Nazionale Svizzera, attraverso le parole del presidente Martin Schlegel, ha ribadito di recente la propria diffidenza verso le criptovalute volatili come Bitcoin ed Ether. Le preoccupazioni riguardano soprattutto la mancanza di stabilità e i possibili utilizzi illeciti. Tuttavia, uno stablecoin strutturato in modo trasparente, conforme alle normative e supportato da un ente credibile, potrebbe essere percepito in modo diverso.

La Svizzera ha già dimostrato apertura nei confronti della blockchain e delle valute digitali, diventando uno degli hub più attivi in Europa in ambito fintech. Ciò che manca, forse, è una maggiore sinergia tra innovazione e istituzioni, affinché prodotti come gli stablecoin in franco svizzero possano essere utilizzati in sicurezza e su larga scala. Il momento sembra maturo: la popolazione è pronta, la tecnologia esiste, e l’interesse da parte degli operatori è crescente. Ora tocca alla regolamentazione creare un quadro che ne consenta lo sviluppo responsabile.

La digitalizzazione dei pagamenti in Svizzera non è solo una tendenza passeggera, ma una trasformazione strutturale. In questo contesto, l’idea di uno stablecoin nazionale potrebbe non essere solo un esperimento, ma un passo logico e necessario per mantenere la competitività del sistema finanziario elvetico in un mondo sempre più digitale.

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