Le tensioni commerciali scatenate dai nuovi dazi statunitensi hanno riacceso i timori di un rallentamento globale. In questo contesto, Pictet Asset Management ha delineato tre scenari possibili, ognuno con implicazioni molto diverse per i mercati, l’inflazione e la politica monetaria.
Quando la politica si intreccia con il commercio internazionale, l’equilibrio dei mercati può cambiare rapidamente. I dazi annunciati dall’amministrazione Trump stanno alimentando un dibattito acceso tra analisti, economisti e investitori, che si chiedono quali saranno le reali conseguenze per la crescita globale e per le strategie d’allocazione dei portafogli. Tra i contributi più interessanti, spicca quello di Pictet Asset Management, che attraverso l’analisi di Andrea Delitala e Marco Piersimoni, ha identificato tre scenari alternativi. Ciascuno ipotizza un diverso sviluppo delle tensioni commerciali e un differente impatto macroeconomico, fornendo una chiave di lettura preziosa per chi vuole navigare i mercati in un momento così delicato.

Il primo scenario, a cui viene attribuita una probabilità superiore al 40%, è quello definito di “negoziazione”. In questa visione, i dazi attuali rappresentano il massimo delle misure protezionistiche e potrebbero ridursi grazie a un’intensa attività diplomatica. La conseguenza sarebbe un lieve rallentamento della crescita e un’inflazione in aumento moderato. Secondo Pictet, in tale contesto la Federal Reserve potrebbe intervenire con due tagli dei tassi d’interesse nel corso dell’anno per sostenere l’economia, con mercati che potrebbero tornare a scommettere su uno scenario “goldilocks”.
Recessione, accordo o tregua? Le ipotesi in campo secondo Pictet
Il secondo scenario delineato da Pictet è più severo e viene associato a una probabilità inferiore al 40%. In questa versione, le tensioni commerciali si intensificano, portando gli Stati Uniti a una recessione tecnica, con crescita negativa del PIL per due o tre trimestri consecutivi. L’inflazione, in questo caso, rimarrebbe vicina all’obiettivo della Fed, che potrebbe rispondere in modo più deciso, portando i tassi d’interesse fino al 2%. I mercati azionari, ovviamente, reagirebbero con maggiore volatilità e un aumento dell’avversione al rischio.

Il terzo scenario è il più ambizioso ma anche il meno probabile, con una possibilità stimata intorno al 20%. Chiamato “scenario Stephen Miran”, ipotizza la nascita di un accordo internazionale sul modello del Plaza Accord del 1985. In questo contesto, il cosiddetto “Mar-a-Lago Accord” avrebbe l’obiettivo di riequilibrare il deficit commerciale degli Stati Uniti tramite un’azione concertata di politica monetaria, che porterebbe a una svalutazione controllata del dollaro. Tuttavia, data la fragilità dei rapporti multilaterali, questo esito viene ritenuto complesso da raggiungere.
In base a queste ipotesi, Pictet Asset Management ha già adeguato le proprie scelte strategiche. La società ha ridotto l’esposizione ai comparti più vulnerabili alla guerra commerciale e ha rafforzato la posizione in asset difensivi, come le obbligazioni governative e le valute rifugio, tra cui lo yen giapponese. L’approccio è prudente ma reattivo, in attesa che gli sviluppi politici offrano segnali più chiari. Come ha evidenziato financialounge.com, gli investitori devono ora confrontarsi con scenari multipli e flessibilità operativa, consapevoli che l’equilibrio tra dazi, tassi e diplomazia sarà determinante per l’andamento dei mercati nei prossimi mesi.