Ti è mai capitato di sentirti in trappola, anche quando la tua casa è vuota? C’è una tassa silenziosa, che continua a bussare alla porta anche quando nessuno la apre. E no, non si ferma neppure quando le finestre restano chiuse per mesi.
Una giovane donna, Marika, si è trovata a dover affrontare una situazione che a molti sembrerebbe assurda, eppure è più comune di quanto immagini. Tutto ruota attorno a una sigla che in pochi conoscono davvero, ma che pesa come un macigno. Parliamo della TARI, la tassa sui rifiuti. Ecco perché il suo caso fa riflettere.
Marika ha 32 anni e vive a Bologna. Qualche anno fa ha ereditato una piccola casa di famiglia in un paesino di montagna. Una casa dove, ormai, non mette quasi più piede.
Lì non ci sono né acqua né gas attivi, eppure ogni anno riceve la bolletta della TARI. Inizialmente pensava a un errore, ma si è accorta presto che il Comune agiva secondo la legge. Possibile pagare per un luogo dove non si vive? La sensazione era quella di essere presa in giro. Anche la vicina, che ha una situazione simile, ha confermato di ricevere lo stesso trattamento. Nessuno dei due immobili produce rifiuti, eppure le bollette continuano ad arrivare, regolari come orologi svizzeri.
La risposta è sì. La TARI si applica anche alle abitazioni non utilizzate, se queste sono considerate idonee a produrre rifiuti. Non conta se l’immobile è vuoto o le utenze non attive: conta se è “pronto all’uso”. E questo lo dice chiaramente anche la Cassazione. Quindi, se le tubature ci sono e gli impianti sono collegabili con un semplice contratto, la tassa è dovuta. Per non pagarla, l’immobile deve essere completamente inutilizzabile. Ci vogliono prove, come un certificato di inagibilità o lavori in corso autorizzati. Non basta dire “non ci vivo”.
Marika, con la sua casa chiusa a chiave, si trova dunque a pagare come se lì si producesse spazzatura ogni giorno. Ma se quella casa fosse in un Comune con il sistema TARIP, la sua situazione cambierebbe completamente. La TARIP è una versione più giusta della TARI: si basa sui rifiuti effettivamente prodotti, non sulla grandezza della casa. Funziona con cassonetti “intelligenti” che registrano gli svuotamenti. Meno svuoti, meno paghi. Una rivoluzione che sembra lontana, ma sta lentamente prendendo piede.
Nei Comuni dove è attiva, come molti in Veneto e Lombardia, chi non abita davvero la casa finisce per pagare pochissimo o nulla. Marika lì sarebbe stata tutelata, e la sua bolletta avrebbe finalmente avuto un senso. La TARI resta una tassa che colpisce anche chi non inquina. E allora la domanda è: fino a quando dovremo pagare per una casa che resta in silenzio?
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