Dopo anni di incertezze, le agenzie di rating sembrano guardare all’Italia con maggiore fiducia. Negli ultimi tre mesi, tutti i giudizi principali sono stati confermati, con alcuni miglioramenti negli outlook. Segnali incoraggianti per l’economia e per il debito pubblico.
Nel mondo della finanza pubblica, il rating sovrano rappresenta una cartina tornasole fondamentale per valutare la solidità economica di uno Stato. Un cambiamento anche minimo nel giudizio delle principali agenzie può impattare sul costo del debito, sull’afflusso di investimenti esteri e sulla percezione generale dei mercati. Per questo motivo, le ultime indicazioni arrivate da S&P Global, Fitch Ratings, Moody’s e DBRS Morningstar sull’Italia sono particolarmente rilevanti. Nei primi mesi del 2024, tutte le principali agenzie hanno confermato i loro rating, ma con un dettaglio che fa la differenza: in alcuni casi è stato rivisto al rialzo l’outlook, cioè la previsione sull’evoluzione futura della situazione del Paese.
Il dato più aggiornato arriva da Fitch Ratings, che il 4 aprile 2025 ha confermato il giudizio sull’Italia a ‘BBB’, con outlook positivo, segnalando la continuità nella percezione di una gestione prudente delle finanze pubbliche. L’agenzia ha riconosciuto progressi nella stabilità fiscale e una riduzione del rischio politico. Tuttavia, ha anche messo in evidenza un potenziale fattore di rischio: l’aumento della spesa per la difesa, che potrebbe salire dal 1,5% al 3% del PIL nei prossimi quattro anni, comportando un impatto complessivo tra i 30 e i 35 miliardi di €. Questo elemento, se non bilanciato da misure strutturali, potrebbe rappresentare un freno a eventuali futuri miglioramenti del rating.
In linea con Fitch, anche DBRS Morningstar, già il 25 gennaio, aveva confermato il rating a ‘BBB (high)’ e modificato l’outlook da stabile a positivo. La decisione si basava su un percorso fiscale più credibile e su un contesto politico percepito come meno instabile.
Meno movimentate, ma comunque positive, le conferme arrivate da S&P Global e Moody’s. La prima, a fine marzo, ha ribadito il rating dell’Italia a ‘BBB’ con outlook stabile, sottolineando il ruolo chiave dei fondi europei del PNRR nel sostenere la crescita e la competitività. Moody’s, da parte sua, ha lasciato invariato il giudizio a ‘Baa3’, anche questo con outlook stabile, posizionando l’Italia ancora a un solo gradino sopra il livello speculativo ma con un trend non peggiorativo.
Secondo gli analisti di Reuters, queste valutazioni riflettono una maggiore fiducia nella capacità dell’Italia di gestire l’alto livello di debito pubblico, oggi superiore al 137% del PIL, e nella stabilità politica, pur in un contesto economico ancora fragile. L’elemento chiave è la percezione che l’Italia stia intraprendendo un percorso più coerente sul piano fiscale e che stia utilizzando in modo più efficace le risorse europee. Il fatto che due agenzie su quattro abbiano alzato l’outlook, pur mantenendo lo stesso rating, è letto da molti osservatori come un primo passo verso potenziali promozioni future.
In un’Europa dove la disciplina di bilancio è tornata centrale, mantenere un buon giudizio di credito è cruciale per evitare un aumento dei costi sul mercato obbligazionario. Anche se nessuna agenzia ha ancora migliorato il livello del rating, l’indicazione di un outlook positivo da parte di Fitch e DBRS Morningstar apre un varco che potrebbe diventare significativo nei prossimi mesi, se il governo dovesse confermare i segnali di prudenza nella gestione dei conti pubblici.
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