La casa automobilistica ha tagliato la cedola a 0,68 € per azione, ma il rendimento resta sopra l’8%. Il titolo, però, è in calo.
Tra preoccupazioni produttive e giudizi contrastanti degli analisti, il mercato si interroga sulla sostenibilità delle prossime distribuzioni.
Negli ultimi mesi Stellantis è diventata un caso emblematico di come solidità finanziaria e incertezze operative possano convivere nello stesso titolo. Il colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA ha annunciato un dividendo di 0,68 € per azione per l’esercizio 2024, in pagamento il 5 maggio 2025, con data di stacco fissata al 22 aprile.

Una cifra decisamente inferiore rispetto agli 1,55 € distribuiti nel 2024, ma che, se rapportata alla quotazione attuale di 8,29 €, porta comunque il rendimento atteso all’8,2%. Una soglia elevata, che tuttavia solleva interrogativi sulla sostenibilità futura della politica di remunerazione.

e incertezze operative
Il contesto non è dei più semplici. Secondo quanto riportato da Reuters, nel primo trimestre 2025 la produzione italiana di Stellantis è crollata del 35,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con punte dell’80% in meno a Pomigliano per la Dodge Hornet e oltre 45% di calo a Cassino per i modelli Alfa Romeo destinati agli Stati Uniti. Una dinamica legata anche all’introduzione di dazi USA su alcune categorie di veicoli, che ha impattato sulle catene distributive.
Nonostante un utile netto 2024 ancora positivo, i risultati operativi hanno mostrato un deterioramento. Secondo Fortune Italia, la decisione di ridurre il dividendo è stata presa proprio alla luce del peggioramento del contesto macro e della necessità di mantenere una solida posizione di cassa, che al 31 dicembre 2024 risultava comunque pari a 49 miliardi €.
Il quadro è reso ancora più complesso dall’andamento globale del comparto automotive, che soffre l’aumento dei tassi di interesse, il rallentamento della domanda e la pressione concorrenziale proveniente dai mercati asiatici, in particolare dalla Cina. A ciò si aggiunge il forte investimento richiesto per la transizione elettrica, un processo che per Stellantis rappresenta una sfida ma anche un’opportunità cruciale.
Le opinioni degli analisti: giudizi divergenti e target rivisti
Negli ultimi tre mesi gli analisti finanziari hanno espresso pareri contrastanti. Mediobanca ha abbassato il rating a “Underperform” con un target di 8,60 €, Jefferies ha confermato “Hold” abbassando però il target a 11 €, mentre Citigroup si è spinta su un “Neutral” a 12 €. Più ottimista J.P. Morgan, che resta su “Overweight” con prezzo obiettivo a 16 €.
In media, secondo Marketscreener, il prezzo obiettivo si attesta a 13,22 €, con un massimo di 18,90 € e un minimo di 7 €, suggerendo quindi un potenziale di rialzo del 59,5% rispetto ai valori attuali. Un potenziale che potrebbe concretizzarsi nel medio periodo, soprattutto se il gruppo sarà in grado di migliorare i margini nei mercati chiave e portare avanti con successo i propri piani industriali.
Un dividendo (ancora) sostenibile?
Nonostante il taglio, il dividendo resta generoso. Secondo Morningstar, il payout ratio è salito dal 23% al 27% dell’utile per azione rettificato, un valore ancora sostenibile grazie a una robusta generazione di cassa e al piano strategico Dare Forward 2030, che punta a oltre 20 miliardi € di free cash flow entro fine decennio. Tuttavia, come nota Fortune Italia, il vero test sarà la capacità di mantenere questi livelli di remunerazione in un mercato sempre più incerto e competitivo.
Un’ulteriore variabile riguarda la fiducia degli investitori: la discesa del titolo dai massimi di 20,87 € ai livelli attuali ha inciso sul sentiment. Ma proprio questo calo potrebbe rappresentare un’opportunità per chi crede nella capacità di recupero di Stellantis, una realtà che resta comunque tra le più solide del panorama europeo per capitalizzazione, diversificazione geografica e portafoglio di marchi.