Una firma può cambiare tutto. Ma cosa succede quando quella firma serve solo a ingannare? Se una coppia si separa “per finta” per evitare problemi con il Fisco, può davvero farla franca?
A prima vista, una separazione sembra una scelta privata. Ma quando il fine è salvare un bene o ottenere vantaggi economici, la legge può diventare implacabile. Quella che sembra una scorciatoia, spesso si trasforma in un vicolo cieco. È il caso di chi ha provato a ingannare lo Stato… e ha scoperto che le bugie, prima o poi, vengono a galla.

Stefano e Roberta, all’apparenza separati. Ma nella realtà? Stessa casa, stesse abitudini, vacanze insieme e foto romantiche postate sui social. Eppure, sul documento firmato in tribunale, risultano legalmente separati. Una scelta fatta non per crisi di coppia, ma per ottenere agevolazioni fiscali e sembrare una famiglia monoreddito. Un piano che sembrava innocuo, quasi furbo. Ma che nasconde un rischio molto concreto.
Il fratello di Roberta, Luca, ha fatto qualcosa di simile. Quando l’Agenzia delle Entrate gli ha contestato una grave evasione fiscale, ha firmato una separazione consensuale con la moglie, cedendole la casa. Obiettivo? Evitare il pignoramento. Ma c’era un dettaglio non trascurabile: i due non si erano mai davvero lasciati. Vivevano ancora insieme, come se nulla fosse cambiato. E questa mossa, che doveva essere “salvifica”, si è trasformata in un boomerang.
Separazione simulata e sottrazione fraudolenta: cosa dice la legge
Una separazione fittizia, da sola, non è reato. Ma quando è fatta con l’intento di eludere il Fisco, allora la questione cambia. Se viene provato che la separazione serve solo a sottrarre beni o ottenere vantaggi indebiti, si configura una frodi fiscali. È il caso previsto dall’art. 11 del D. Lgs. 74/2000: sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. E le pene vanno da sei mesi a sei anni, in base all’importo evaso.

A insospettire il Fisco bastano piccoli segnali: foto di coppia pubblicate online, bollette condivise, testimonianze dei vicini. Anche una cassetta della posta con due cognomi può far scattare l’accertamento. E se l’intento fraudolento viene dimostrato, lo Stato può chiedere che il bene venga reintegrato nel patrimonio del debitore, così da procedere con il pignoramento.
Quando anche l’“ex” rischia grosso
Nel caso di Stefano e Roberta, il problema è un altro: sembrano separati solo per pagare meno tasse. Presentarsi come famiglia monoreddito per ottenere bonus o agevolazioni scolastiche può portare a un’accusa di truffa ai danni dello Stato, prevista dall’art. 640 del codice penale. Anche qui, il rischio è reale: restituzione delle somme indebitamente percepite e possibile condanna penale.
La verità? Quelle che sembrano furbate rischiano di diventare errori costosi, non solo a livello economico, ma anche personale. Vale davvero la pena fingersi separati per un guadagno immediato, se poi si perde la tranquillità?