C’è una novità importante che riguarda molti lavoratori pubblici con disabilità. Una possibilità concreta per continuare a lavorare senza rinunciare al sostegno economico dell’INPS.
Forse non tutti lo sanno, ma da marzo qualcosa è cambiato e potrebbe avere un impatto reale sulla vita di chi, ogni giorno, affronta la propria condizione con coraggio. Una nuova misura che accende i riflettori su un diritto spesso dimenticato.

Giovanni ha 52 anni e lavora come impiegato in un ufficio comunale. Qualche anno fa ha ricevuto una diagnosi che gli ha cambiato la vita. Una malattia degenerativa che ha compromesso la sua capacità lavorativa, ma non la voglia di sentirsi utile. Fino a poco tempo fa, avrebbe potuto solo chiedere la dispensa anticipata dal servizio, con tutto ciò che ne consegue. Poi, ha letto del Decreto Legge n. 25 del 2025, e ha capito che finalmente qualcosa si muoveva anche per lui.
Più diritti per chi lavora nel pubblico con invalidità
Secondo quanto previsto dal nuovo decreto, i lavoratori pubblici assunti dal 15 marzo 2025 e affetti da invalidità superiore al 66% possono oggi continuare a lavorare, percependo al tempo stesso l’assegno ordinario di invalidità, purché iscritti a una delle casse previste: CTPS, CPDEL, CPS, CPI, CPUG, o i fondi di Poste e Ferrovie. Sono invece esclusi sicurezza, difesa, Vigili del Fuoco e soccorso pubblico.

Il cumulo tra assegno e stipendio è parziale, cioè l’importo dell’assegno viene ridotto proporzionalmente al reddito da lavoro. Più alto è lo stipendio, minore sarà il contributo INPS. Giovanni ha potuto usufruire di questa nuova opportunità: ha presentato domanda e ha iniziato a ricevere l’assegno, continuando però a lavorare part-time. Non ha dovuto rinunciare a tutto, come accadeva prima. E questo ha fatto la differenza.
Una prestazione da rinnovare, che guarda al futuro
L’assegno ordinario di invalidità viene concesso per tre anni. Se le condizioni di salute restano le stesse, può essere rinnovato su richiesta. Giovanni sa che dovrà presentare una nuova domanda, ma è pronto a farlo. E sa anche che, al raggiungimento dell’età pensionabile, l’assegno si trasformerà automaticamente in pensione di vecchiaia.
La domanda si presenta online, e il trattamento di fine servizio per chi usufruisce dell’assegno viene versato entro 90 giorni. Una procedura più snella, che evita lunghi tempi d’attesa. La storia di Giovanni dimostra che una normativa può davvero cambiare le prospettive di chi lavora con una disabilità. La vera domanda ora è: quanti altri lavoratori potranno beneficiarne senza ancora saperlo?