Ti sei mai chiesto cosa succede davvero ai soldi dell’assegno di mantenimento una volta versati? Non sei l’unico. C’è chi pensa che servano solo al bambino, ma anche chi teme che finiscano in borse firmate e aperitivi.
La verità? Potrebbe sorprenderti. Una recente pronuncia della Cassazione ha rimesso le carte in tavola, ribaltando aspettative e credenze. E la storia di Pasquale e Annarita, genitori separati di due figlie, ci aiuta a capire meglio come funziona davvero questo delicato equilibrio.

Pasquale ha due figlie, Samanta e Lorena. Vive da solo dopo la separazione da Annarita, e ogni mese versa un assegno di mantenimento per contribuire alle spese delle ragazze. Non ha mai saltato un pagamento. Eppure, da qualche tempo, si fa delle domande. Perché Samanta indossa ancora vestiti logori? E Lorena dice che mancano i libri per scuola? Dove vanno a finire quei soldi? Li sta davvero usando Annarita per le figlie?
La situazione non è rara. Molti genitori che non vivono con i figli si pongono lo stesso dubbio. Il mantenimento dei figli è pensato per garantire loro un sostegno adeguato, ma la fiducia tra ex coniugi, si sa, spesso vacilla. E allora: chi versa l’assegno può sapere come vengono spesi quei soldi?
Cosa dice la legge sul controllo delle spese dell’assegno
Nel caso di Pasquale, la richiesta è stata chiara: voleva un resoconto. Ma Annarita ha rifiutato. La Cassazione, tra cui la Cass. Civ., I Sez., sent. 18 giugno 2015, n.12645, è netta su questo punto: non esiste alcuna norma che obblighi il genitore affidatario a rendicontare le spese sostenute con l’assegno di mantenimento.

I giudici hanno chiarito che pretendere un controllo simile creerebbe un clima ostile tra gli ex, contrario al benessere del minore. Inoltre, la legge già prevede che entrambi i genitori prendano insieme le decisioni più importanti e che il genitore non affidatario possa sempre vigilare sull’educazione e la crescita dei figli.
Quindi sì, chi versa il mantenimento ha strumenti per intervenire se pensa che le somme non vengano impiegate nel modo corretto, ma non può pretendere un resoconto dettagliato. In casi gravi, è possibile rivolgersi al giudice per chiedere la revisione dell’assegno per i figli.
Quando la legge non basta: il ruolo della fiducia
Pasquale, dopo vari dubbi, ha deciso di rivolgersi a un legale. Non per accusare Annarita, ma per tutelare Samanta e Lorena. Il giudice, in assenza di prove concrete di un uso scorretto del denaro, non ha modificato l’assegno, ma ha invitato entrambi a una maggiore collaborazione.
Il mantenimento dei figli è più di un obbligo legale: è un gesto di responsabilità condivisa. E in fondo, anche se la legge non obbliga al rendiconto, resta l’impegno morale verso i figli. In ogni caso, la vera domanda è: quanto conta davvero la fiducia quando si tratta di crescere insieme, anche da separati?