Mosca adotta Bitcoin, Ether e Tether per il commercio internazionale, mentre la banca centrale propone aperture agli investitori qualificati.
Ma dietro le mosse pro-crypto del Cremlino restano molte ambiguità: tra opportunità e controllo, la partita è appena iniziata.
Nelle prime settimane di marzo 2025, il fronte orientale delle criptovalute ha guadagnato spazio nei radar globali. Tra aperture legislative, iniziative della banca centrale e un uso sempre più strategico di Bitcoin e Tether per il commercio internazionale, la Russia sembra pronta a muoversi in modo più deciso nel mondo crypto. Ma è davvero così? O si tratta di una strategia dettata più dalla geopolitica che da un reale interesse per la finanza decentralizzata?

Secondo un’inchiesta pubblicata da Reuters il 14 marzo 2025, la Russia ha iniziato a utilizzare valute digitali come strumento di pagamento per le esportazioni di petrolio verso India e Cina. In particolare, sono stati impiegati Bitcoin, Ether e Tether, con l’obiettivo di aggirare le sanzioni occidentali e facilitare le transazioni cross-border. Una scelta che conferma il potenziale delle criptovalute nel commercio estero, ma che lascia aperte molte domande sul futuro assetto normativo.
Dalla repressione al controllo selettivo: il nuovo approccio russo
La novità più sorprendente arriva dalla Banca Centrale Russa, tradizionalmente ostile alle criptovalute. Come riportato sempre da Reuters, l’istituto ha proposto un regime legale sperimentale di tre anni che consentirebbe agli investitori particolarmente qualificati di acquistare e detenere asset digitali. Un cambiamento radicale rispetto all’approccio restrittivo adottato fino a pochi mesi fa, che apre potenzialmente la porta alla creazione di piattaforme autorizzate per il trading crypto all’interno della Federazione.

Allo stesso tempo, però, la direzione non è univoca. Il sito della piattaforma di scambio BestChange è stato recentemente bloccato da Roskomnadzor, l’agenzia per le comunicazioni russa. Come riferisce ancora Reuters, non sono state fornite motivazioni ufficiali. Questo episodio mostra quanto resti ancora incerto il quadro normativo, tra aperture parziali e misure restrittive improvvise.
Criptovalute come leva geopolitica, ma la strategia resta opaca
Dietro l’apertura verso le criptovalute in Russia, si intravede una strategia più ampia. Come dichiarato dal ministro delle finanze Anton Siluanov a fine dicembre 2024, le valute digitali sono già utilizzate da alcune aziende russe per facilitare il commercio internazionale. Il messaggio è chiaro: aggirare il sistema SWIFT e ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense.
Secondo gli analisti di Bloomberg e CoinDesk, si tratta però di una “adozione strumentale” più che ideologica. Il Cremlino guarda alle crypto non per abbracciarne i principi decentralizzati, ma come strumento di resilienza economica e autonomia strategica. Non è un caso che i tentativi di introdurre una CBDC (Central Bank Digital Currency) in Russia siano ancora in fase sperimentale, mentre le criptovalute decentralizzate restano fuori dal sistema finanziario ufficiale.
In sintesi, la Russia sta effettivamente adottando le criptovalute, ma lo fa con finalità tattiche, mantenendo un controllo rigido su ogni evoluzione del settore. La posta in gioco è alta: tra scambi internazionali e regolamentazione interna, la partita russa sul fronte crypto è appena cominciata.