Un’eredità può davvero cambiare le sorti di un assegno divorzile? Una recente ordinanza della Cassazione ha scosso molte certezze. Un uomo, una donna, una casa e una sentenza che ha rimesso tutto in discussione.
Tra invalidità, tribunali e patrimoni improvvisi, c’è un dettaglio che ha pesato più di ogni parola detta in aula. E un certo Samuele lo ha capito solo quando si è ritrovato in una situazione simile.

ndo colazione quando un messaggio sul telefono ha catturato la sua attenzione. Un amico gli scriveva che la Cassazione (354/2023) aveva cambiato le carte in tavola sull’assegno di divorzio. Una frase che, detta così, gli sembrava esagerata. Ma il link che accompagnava il messaggio raccontava una storia che, in fondo, somigliava un po’ alla sua. Un uomo aveva chiesto di rivedere l’assegno riconosciuto all’ex moglie, dopo che lei aveva ricevuto in eredità una parte di un immobile.
Quando la legge non guarda più solo al passato
Samuele ci ha pensato su per giorni. Anche lui aveva continuato a versare l’assegno alla sua ex, pur affrontando difficoltà economiche non da poco. La donna, nel frattempo, aveva ricevuto un’eredità, non proprio milionaria, ma comunque importante. Una casa in una buona zona della città. Eppure, come spesso accade, nessuno si era posto la questione se fosse giusto continuare tutto come prima.

Il caso finito davanti alla Corte di Cassazione era partito come tanti altri. Prima il Tribunale, poi la Corte d’Appello, avevano dato ragione alla ex moglie: sì, aveva ricevuto una casa, ma era in condizioni tali da non aumentare davvero il suo reddito. Inoltre, la donna aveva una grave invalidità e viveva con una pensione ridotta.
La sentenza ha creato un importante precedente
Ma la Cassazione ha ribaltato tutto. Per i giudici supremi, il punto non era se l’immobile fosse subito “utile”, ma se rappresentasse o meno un aumento patrimoniale. E sì, lo era. Anche se da ristrutturare. Anche se non venduto. Il solo fatto di essere diventata proprietaria cambiava l’equilibrio.
Quella casa, secondo la Cassazione, poteva essere venduta, anche solo in parte. Oppure poteva generare reddito futuro. E questo, per la legge, fa la differenza. Insomma, l’assegno di divorzio non può restare invariato se una delle due parti si ritrova, oggettivamente, più ricca.
Quella lettura ha acceso qualcosa in Samuele. Non è un avvocato, non ha mai amato le aule di tribunale, ma questa volta ha capito che forse, con l’aiuto giusto, avrebbe potuto rimettere in discussione una situazione che ormai dava per immutabile. Dopotutto, la legge non è ferma nel tempo. Se cambia la vita, possono cambiare anche i suoi equilibri.