Parcheggiare troppo vicino a un’altra auto potrebbe metterti nei guai? Forse ti è capitato di faticare a salire in macchina o, peggio, di uscire dal lato passeggero con la borsa tra i denti e il ginocchio incastrato tra i sedili.
Ma ciò che sembra solo una scocciatura può trasformarsi in qualcosa di ben più serio. E no, non parliamo solo di una multa salata. Una semplice manovra mal fatta potrebbe diventare persino un reato. Soprattutto se, come nel caso di Angelina, ci si trova a fare i conti con chi ha un senso del rispetto… molto personale.

Angelina ha preso la patente da pochi mesi. È prudente, segue il Codice della strada, guida con attenzione e mette le quattro frecce anche per fermarsi un minuto. Ma ha un problema: il suo vicino di casa, Vincenzo. Lui è l’opposto.
Quando un parcheggio diventa una trappola
Burbero, testardo, e convinto che la strada sia cosa sua. Parcheggia sempre a un soffio dalla macchina di Angelina. Ogni volta per lei è un’impresa entrare nell’auto, e a volte deve rinunciare del tutto ad uscire, aspettando che lui sposti la sua. Vincenzo, quando lei prova a farglielo notare, alza le spalle e le dice: “Ci passi, se vuoi. Basta che ti arrampichi un po’.”

Un giorno, però, quella che sembrava solo una provocazione da “vicino cafone” rischia di finire molto peggio. Perché non si tratta solo di parcheggio scorretto. Quando un’azione costringe qualcun altro a subire un disagio, può arrivare a toccare i limiti di qualcosa di molto più serio. Non solo infrazione al Codice della strada, ma addirittura qualcosa che sfiora il penale.
C’è una cosa che in pochi sanno: parcheggiare troppo vicino a un’altra auto non è espressamente vietato con una misura precisa dal Codice della strada. Nessuno ti dice “lascia 50 cm”. Eppure, questo non significa fare come ti pare. La legge si esprime in altri termini: parla di intralcio, di ostacolo, di manovre che impediscono ad altri conducenti di entrare, uscire o anche solo salire a bordo. È lì che cominciano i problemi.
L’articolo 157 del Codice è chiaro: chi non rispetta le regole sul corretto posizionamento dell’auto, può ricevere una sanzione amministrativa da 42 a 173 euro. E la multa è il male minore. Il punto è che, in situazioni come quella tra Angelina e Vincenzo, la giurisprudenza ha parlato chiaro: se parcheggi in modo tale da bloccare volontariamente un’altra persona, puoi arrivare a commettere un reato vero e proprio. Non si tratta più solo di una dimenticanza, ma di una scelta intenzionale che costringe l’altro a tollerare una condizione.
Quando il parcheggio può trasformarsi in violenza privata
La Cassazione è intervenuta su casi simili, dicendo che, sì, anche un’azione apparentemente banale come il parcheggiare troppo vicino a un’altra auto può configurare il reato di violenza privata. La norma penale (articolo 610 del Codice Penale) parla chiaro: chi costringe qualcuno, con violenza o minaccia, a fare o a tollerare qualcosa, può essere punito con la reclusione fino a quattro anni.
Ora, Vincenzo non ha usato la forza nel senso classico, ma ha usato la sua auto come strumento di costrizione. E Angelina, che si è ritrovata impossibilitata a muovere la propria macchina o a entrare senza acrobazie, si è vista limitata nella libertà personale. La Corte ha sottolineato che si tratta di un uso improprio dell’auto, e quando questo causa un danno o un disagio concreto a un’altra persona, si può arrivare a parlare di reato.
Un atteggiamento come quello di Vincenzo, apparentemente “solo” arrogante, potrebbe portarlo davanti a un giudice. Anche se magari lui continua a pensare che “è solo un parcheggio, mica ho sparato a qualcuno”. E invece no: perché usare lo spazio pubblico con prepotenza può avere conseguenze ben più gravi di quanto si immagini.