Pensi che usare una Postepay per inviare soldi sia un modo rapido e senza pensieri? Forse lo è, ma c’è un dettaglio che molti ignorano: il Fisco e la Guardia di Finanza possono monitorare queste operazioni.
Anche se non si tratta di un vero conto corrente, i movimenti sulla tua carta non passano inosservati. E allora, cosa rischi davvero? C’è un limite da non superare? Ecco cosa è successo a Maria e Giacomo quando hanno iniziato a trasferire denaro tra Postepay, Paypal e Moneytransfer.

Maria e Giacomo sono amici da anni e spesso si scambiano piccole somme di denaro. Lui le presta dei soldi per un regalo, lei gli rimborsa una cena, oppure inviano soldi ai parenti all’estero tramite Moneytransfer. Niente di strano, vero? Eppure, dopo diversi movimenti, Maria ha ricevuto una comunicazione inattesa: il suo conto era stato segnalato per operazioni sospette. Ma come è possibile? Dopotutto, non stava facendo nulla di illegale! La verità è che alcuni movimenti possono attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, e non serve essere dei grandi evasori per finire sotto la lente d’ingrandimento.
Anche le Postepay sono sotto controllo
Molti pensano che la Postepay sia uno strumento di pagamento meno tracciabile rispetto ai conti correnti bancari. In parte è vero: non è legata a un conto e non ha un saldo fisso, ma ciò non significa che sia invisibile. Ogni ricarica, bonifico (nel caso della Postepay Evolution) o pagamento tramite app viene registrato e può essere analizzato in caso di irregolarità.

Per esempio, se un utente riceve spesso ricariche da persone diverse, potrebbe scattare un controllo per verificare la natura di questi flussi di denaro. Se poi le somme diventano consistenti, il rischio di un approfondimento da parte del Fisco aumenta. Maria e Giacomo, per esempio, hanno cominciato a usare Postepay in modo sempre più frequente per i loro scambi. Dopo qualche mese, Maria ha notato che le sue ricariche superavano i mille euro mensili. Nulla di straordinario, ma abbastanza da far scattare un segnale.
I controlli non sono automatici, ma possono essere innescati da movimenti ripetitivi e importi elevati, soprattutto se non c’è una spiegazione chiara per il passaggio di denaro. Anche chi utilizza Paypal in combinazione con Postepay per ricevere pagamenti o fare acquisti può essere soggetto a verifiche, perché i dati bancari collegati sono visibili alle autorità.
Quando i trasferimenti possono creare problemi
Immaginiamo che Giacomo abbia bisogno di un prestito per un viaggio. Maria, che si fida di lui, gli invia 500 euro tramite Postepay. Dopo un mese, Giacomo glieli restituisce tramite Moneytransfer. A loro sembra un’operazione normale, ma da un punto di vista fiscale questo movimento può apparire come un giro di soldi senza una motivazione chiara.
Il problema non è tanto il singolo trasferimento, quanto il fatto che queste operazioni potrebbero essere interpretate come pagamenti per attività lavorative non dichiarate. Ad esempio, se Maria vendesse oggetti online e ricevesse pagamenti con ricariche Postepay, il Fisco potrebbe considerare quei movimenti come redditi non dichiarati.
Un altro aspetto da considerare è il pignoramento: se un utente ha debiti o problemi con creditori, anche una Postepay può essere bloccata. In caso di segnalazioni per uso anomalo, l’Agenzia delle Entrate può richiedere spiegazioni e, se necessario, procedere con accertamenti più approfonditi.
Allora, qual è la soglia di sicurezza? Non esiste un limite preciso, ma una buona regola è evitare movimenti frequenti e consistenti senza una giustificazione tracciabile. Meglio utilizzare bonifici o strumenti ufficiali per operazioni più rilevanti, piuttosto che affidarsi unicamente a ricariche o sistemi di pagamento informali.