Se hai una Partita IVA e hai aderito al regime forfettario, potresti essere sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate. I controlli sono già partiti e riguardano chi ha usufruito delle agevolazioni fiscali senza averne diritto.
Errori, dimenticanze o semplici sviste possono costare caro. Ma quali sono gli anni più a rischio? Come avvengono le verifiche? E soprattutto, cosa succede se ricevi una comunicazione ufficiale?
Elena, Giuseppe e Vittorio non immaginavano minimamente di trovarsi in questa situazione. Ognuno di loro aveva scelto il regime forfettario per la propria attività, convinti di rispettare le regole. Ma una lettera dell’Agenzia delle Entrate ha cambiato tutto. Elena, consulente freelance, non aveva considerato alcuni compensi percepiti in ritardo. Giuseppe, giovane artigiano, aveva assunto un collaboratore senza rendersi conto di aver superato il limite massimo di spesa. Vittorio, invece, aveva mantenuto un contratto da dipendente part-time senza sapere che ciò lo escludeva automaticamente dal regime agevolato. Tre storie diverse, ma un unico problema: la scarsa conoscenza delle regole fiscali.
I controlli dell’Agenzia delle Entrate si concentrano soprattutto sulle dichiarazioni dei redditi passate, con particolare attenzione al 2019, quando il tetto massimo di ricavi per il regime forfettario era 65.000 euro. Se hai superato questa soglia, potresti essere già nel mirino.
Un altro aspetto sotto esame è il limite di 20.000 euro lordi per le spese destinate a collaboratori e dipendenti. Se hai assunto qualcuno senza verificare attentamente questo parametro, potresti aver perso il diritto al regime agevolato senza saperlo. Anche i redditi da lavoro dipendente o da pensione sono un punto critico: se hai guadagnato più di 30.000 euro oltre alla tua attività, l’accesso al regime forfettario diventa impossibile.
Infine, c’è un’attenzione particolare ai lavoratori autonomi che prima erano dipendenti della stessa azienda. Se il tuo rapporto di lavoro non è cambiato nella sostanza, l’Agenzia delle Entrate potrebbe considerarlo una trasformazione fittizia e applicare sanzioni pesanti.
L’Agenzia delle Entrate non si basa solo sulle dichiarazioni dei contribuenti, ma incrocia i dati con le informazioni già in suo possesso. Se qualcosa non torna, scattano gli accertamenti e le contestazioni.
Ricevere una comunicazione ufficiale non è mai piacevole, ma ignorarla è l’errore peggiore. L’Agenzia delle Entrate invia una lettera preliminare per spiegare le violazioni contestate e dare al contribuente la possibilità di difendersi. A questo punto hai due strade: dimostrare che tutto è in regola oppure trovare una soluzione per limitare i danni.
Elena ha presentato documenti che chiarivano come alcuni incassi tardivi non dovessero essere conteggiati nell’anno sotto accertamento. Giuseppe, consapevole di aver commesso un errore, ha scelto di aderire all’accertamento per ridurre la sanzione. Vittorio, invece, ha contestato l’esclusione dal regime forfettario, sostenendo che il suo lavoro part-time non giustificava l’uscita automatica dal regime agevolato.
L’adesione all’accertamento può essere la scelta più conveniente: chiudere la questione in fretta significa evitare lunghe battaglie e ridurre le multe fino a un terzo del minimo previsto. Tuttavia, ogni caso è diverso e va valutato con attenzione.
L’aumento dei controlli dimostra che non basta aderire al regime forfettario, bisogna anche rispettarne le regole senza errori. S
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