La chiusura della partita IVA non cancella i tuoi debiti! Molti pensano che basti cessare l’attività per liberarsi dai problemi economici, ma la realtà è ben diversa. Se non vuoi ritrovarti con pignoramenti e sanzioni, devi sapere esattamente come gestire la situazione.
Giorgio e Salvatore sono due amici, entrambi ex titolari di partita IVA, ma con due storie molto diverse. Giorgio, pensando che chiudere l’attività significasse liberarsi dei debiti, ha ignorato le richieste di pagamento e si è ritrovato con un pignoramento sul conto corrente.

Salvatore, invece, ha affrontato il problema per tempo e ha trovato una soluzione che gli ha permesso di evitare guai peggiori. Come? Te lo raccontiamo in questo articolo.
Chiudere la partita IVA non ti libera dai debiti
Molti piccoli imprenditori e liberi professionisti credono che, cessando la propria attività, i debiti fiscali e previdenziali si annullino automaticamente. Niente di più sbagliato! Se hai arretrati con l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, o altri enti, la chiusura della partita IVA non ti protegge dalle richieste di pagamento. Anzi, i creditori possono continuare a perseguirti anche dopo la cessazione dell’attività.
Questo è quello che è successo a Giorgio. Dopo anni di attività, ha deciso di chiudere la sua partita IVA senza saldare i contributi INPS arretrati. Qualche mese dopo, si è visto recapitare una notifica di pignoramento sul suo conto corrente. L’INPS, infatti, ha avviato la procedura di recupero crediti, bloccandogli una parte dello stipendio nel suo nuovo lavoro da dipendente.
Salvatore, invece, ha capito che doveva trovare una soluzione prima di chiudere la sua partita IVA. Si è informato sulle possibilità di rateizzazione e ha contattato un commercialista per valutare la composizione della crisi da sovraindebitamento. Grazie a questo strumento, ha negoziato un piano di rientro sostenibile, evitando conseguenze più gravi.
Cosa rischi se non sistemi i debiti prima della chiusura
Se pensi che chiudere la partita IVA sia una scorciatoia per sfuggire ai creditori, devi sapere che le conseguenze possono essere pesanti. L’Agenzia delle Entrate e l’INPS hanno il diritto di avviare azioni di recupero anche dopo la chiusura, e i creditori privati (banche, fornitori) possono fare altrettanto.
Potresti ritrovarti con un pignoramento del conto bancario, impedendoti di disporre liberamente dei tuoi soldi. Se dopo la chiusura trovi un lavoro da dipendente, una parte della tua busta paga potrebbe essere trattenuta per saldare i debiti. Nel caso in cui tu sia titolare di una ditta individuale, i creditori possono rivalersi direttamente sui tuoi beni personali, come casa e auto. Anche aprire una nuova attività potrebbe diventare complicato: i debiti pregressi non spariscono e potrebbero compromettere la tua affidabilità creditizia.
Il caso di Giorgio è l’esempio perfetto di cosa accade quando si ignorano le pendenze. Se avesse gestito la situazione prima di chiudere la sua partita IVA, avrebbe evitato il pignoramento e il blocco del conto.
Salvatore, invece, ha fatto la scelta giusta: ha chiuso la partita IVA solo dopo aver trovato un accordo con i creditori. In questo modo, ha evitato problemi legali e ha potuto ripartire senza il peso di sanzioni o azioni esecutive.