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Sai a che ora può arrivare il medico fiscale nel 2025? Ecco cosa rischi se non sei a casa

Pubblicato da
Gerardo Marciano

Luigi non si sente bene da giorni. Il medico gli ha prescritto qualche giorno di riposo, ma mentre si rilassa sul divano, squilla il citofono. È il medico fiscale dell’INPS, venuto a verificare la sua malattia.

Panico. Non si aspettava un controllo, eppure gli orari erano chiari. Dall’altra parte della città, invece, Patrizia si trova in ospedale per assistere la madre e non è in casa al momento della visita. Rischia una sanzione?

Sai a che ora può arrivare il medico fiscale nel 2025?-crypto.it

Nel 2025, le regole sulle visite fiscali sono cambiate e conoscere gli orari di reperibilità è fondamentale per evitare brutte sorprese. Vediamo insieme cosa prevede la normativa e come comportarsi in caso di controllo.

Orari delle visite fiscali 2025: cosa cambia per dipendenti pubblici e privati

Nel 2025, le regole sulle visite fiscali sono più chiare e uniformi: i lavoratori del settore pubblico e privato devono rispettare le stesse fasce orarie di reperibilità. Questo significa che, in caso di malattia, bisogna essere disponibili per un eventuale controllo nei seguenti orari: Mattina: dalle 10:00 alle 12:00 – Pomeriggio: dalle 17:00 alle 19:00.

Orari delle visite fiscali 2025: cosa cambia per dipendenti pubblici e privati-crypto.it

Questi orari valgono tutti i giorni, inclusi sabato, domenica e festivi. La decisione di rendere identiche le regole per tutti i lavoratori è stata presa dopo che il TAR del Lazio ha dichiarato incostituzionale il decreto che imponeva regole differenti tra pubblico e privato. Questo significa che, indipendentemente dal settore di appartenenza, chi si trova in malattia deve farsi trovare in casa durante queste fasce orarie, a meno che non rientri tra i casi di esonero previsti.

Esenzioni e giustificazioni: quando si può non essere reperibili

Non tutti i lavoratori sono obbligati a rispettare le fasce di reperibilità per le visite fiscali. Alcune condizioni consentono l’esonero totale o parziale dal controllo. Tra i casi più comuni troviamo:

  • Patologie gravi che richiedono cure salvavita;
  • Invalidità pari o superiore al 67%;
  • Cause di servizio riconosciute per i dipendenti pubblici;
  • Accertamenti specialistici coincidenti con gli orari di reperibilità;
  • Forza maggiore o gravi motivi familiari.

Nel caso di Patrizia, che si trovava in ospedale per assistere la madre, la sua assenza potrebbe essere giustificata solo se riesce a dimostrare che si trattava di un’urgenza o di una necessità imprescindibile. Per evitare problemi, è sempre consigliabile avvisare il proprio datore di lavoro e comunicare eventuali variazioni di domicilio all’INPS.

Attenzione, però: non tutte le giustificazioni sono accettabili. Ad esempio, non è sufficiente dichiarare di essersi recati in farmacia o di aver avuto una visita medica generica. Se si ha un impegno durante le fasce di reperibilità, è fondamentale avere una documentazione valida che lo attesti.

Sanzioni per chi non è in casa: cosa rischia il lavoratore assente

Chi non si fa trovare a casa durante le fasce di reperibilità senza una valida giustificazione rischia sanzioni pesanti. L’INPS prevede una riduzione della retribuzione in caso di assenza ingiustificata:

  • 100% della retribuzione tagliata per i primi 10 giorni di malattia;
  • 50% di riduzione per i giorni successivi.

Nel caso di Luigi, se il medico fiscale non lo avesse trovato e lui non avesse fornito una motivazione valida, avrebbe subito questa riduzione dello stipendio. Inoltre, l’INPS può convocare il lavoratore per una visita di controllo presso gli ambulatori dell’ente. Se il lavoratore continua a non presentarsi, potrebbe essere soggetto a ulteriori provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento nei casi più gravi.

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