Due amici, una liquidazione e un dubbio: come far fruttare al meglio 100 mila euro? Luigi e Pasquale decidono di esplorare le opportunità offerte dai BTP per garantirsi un rendimento interessante e massimizzare i vantaggi fiscali. Meglio puntare su un titolo a 5, 10 o 20 anni? Confrontano cedole, rendimento e tasse di successione per prendere la decisione giusta.
Luigi e Pasquale si conoscono da anni e hanno condiviso lo stesso percorso lavorativo. Ora, dopo una vita di sacrifici, si trovano con un bel gruzzolo tra le mani: la loro liquidazione, ovvero il TFR accumulato negli anni.
Nessuno dei due ha voglia di lasciarlo fermo sul conto corrente, dove l’inflazione lo eroderebbe lentamente. Vogliono investire, ma senza correre troppi rischi. La loro attenzione cade su un’opzione sicura e garantita: i BTP, i Buoni del Tesoro Poliennali emessi dallo Stato italiano. Ma quale scegliere? Meglio un BTP con durata breve, media o lunga? E come combinare le diverse scadenze per ottenere il massimo dal proprio capitale? Tra calcoli, rendimenti e cedole, i due amici si mettono a fare i conti.
Per trovare l’opzione migliore, Luigi e Pasquale analizzano tre BTP con scadenze diverse. Questi sono i migliori BTP per le scadenze considerate.
BTP 01OT29 (scadenza 5 anni)
Rendimento lordo: 3,06%
Rendimento netto: 2,68%
Cedola interessante e rischio contenuto
Prezzo di acquisto vicino a 100, quindi nessuna perdita in conto capitale
BTP Tf 3,35% Mz35 (scadenza 10 anni)
Rendimento lordo: 3,86%
Rendimento netto: 3,42%
Cedola più alta, quindi un flusso costante di interessi
Prezzo inferiore a 100, quindi possibilità di guadagno sul capitale
BTP Tf 3,1% Mz40 (scadenza 20 anni)
Rendimento lordo: 4,23%
Rendimento netto: 3,8%
Miglior rendimento complessivo
Prezzo ben sotto 100, quindi forte guadagno potenziale a scadenza
Dopo aver studiato questi dati, i due amici capiscono che una combinazione delle tre opzioni potrebbe offrire un buon bilanciamento tra sicurezza, flusso cedolare e rendimento a lungo termine.
Facendo i calcoli, Luigi e Pasquale simulano il rendimento finale del loro investimento:
Investendo 100.000 euro solo nel BTP 5 anni, a scadenza otterrebbero circa 114.000 euro, grazie agli interessi e al recupero del capitale.
Scegliendo il BTP 10 anni, il capitale finale sarebbe di circa 140.000 euro, includendo sia le cedole ricevute che la rivalutazione del titolo.
Puntando sul BTP 20 anni, invece, il totale potrebbe arrivare a 212.000 euro, considerando il maggiore rendimento e l’effetto del prezzo di acquisto inferiore a 100.
A questo punto, i due amici decidono di dividere il loro capitale in tre parti, distribuendolo in modo equilibrato tra i tre titoli. Così facendo, potranno ottenere rendimenti scaglionati nel tempo, con una parte del capitale sempre disponibile senza dover aspettare troppi anni.
Oltre al rendimento, Luigi e Pasquale scoprono un vantaggio fiscale molto interessante: i BTP sono esenti da tasse di successione. Questo significa che, nel caso di un passaggio ereditario, il capitale investito non subirebbe alcuna tassazione aggiuntiva. Un punto a favore soprattutto per chi pensa alla protezione del patrimonio familiare.
Dopo aver valutato ogni aspetto, i due amici si sentono più sicuri: il loro TFR non sarà solo al sicuro, ma crescerà nel tempo senza rischi e con vantaggi fiscali. Ora resta solo da decidere come reinvestire i guadagni futuri… ma questa è un’altra storia!
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