Hai mai pensato a quanto sia difficile conciliare il lavoro con le esigenze di salute? Se sei un lavoratore con disabilità, potresti avere diritto a 30 giorni di congedo retribuito senza bisogno della Legge 104.
Sì, hai capito bene! Non tutti lo sanno, ma la normativa prevede questa importante agevolazione per chi ha un’invalidità civile superiore al 50%. Vediamo insieme come funziona e come potrebbe cambiare la vita di molte persone.

Molte persone con una invalidità riconosciuta devono sottoporsi a cure mediche periodiche, ma il lavoro spesso non lascia spazio per queste necessità. La malattia non aspetta, ma neanche il datore di lavoro. Cosa succede allora? Chi non conosce i propri diritti finisce per sacrificare ferie, permessi o addirittura lo stipendio.
Ma c’è una buona notizia: il congedo per cure permette di assentarsi fino a 30 giorni all’anno con lo stipendio garantito. Una misura che può fare la differenza per molte persone. Come funziona esattamente? Chi ne ha diritto e come si richiede? E soprattutto, cosa significa per chi vive questa realtà ogni giorno? Per capirlo meglio, vediamo alcune storie reali.
Il congedo per cure: un diritto per chi ha più del 50% di invalidità
Chi ha un grado di invalidità civile superiore al 50% può richiedere fino a 30 giorni di congedo retribuito all’anno, indipendentemente dal riconoscimento della Legge 104. Questo congedo serve esclusivamente per effettuare cure mediche legate alla propria disabilità, che devono essere certificate da un medico.

Ad esempio, Assunta, che lavora come impiegata in un ufficio comunale, ha una patologia cronica per cui deve sottoporsi a cicli di terapia ogni tre mesi. Grazie a questo congedo speciale, può assentarsi senza dover utilizzare ferie o permessi, e senza perdere lo stipendio.
L’importante è che le cure siano necessarie e certificate, e che si dimostri il legame con la patologia per cui si ha il riconoscimento dell’invalidità. La richiesta va fatta direttamente al datore di lavoro, allegando la documentazione necessaria.
Ma c’è un altro aspetto fondamentale: chi paga lo stipendio durante il congedo?
Chi paga il congedo e come funziona il frazionamento delle giornate
Durante il congedo per cure, lo stipendio del lavoratore è interamente a carico del datore di lavoro. Questo significa che non grava sull’INPS, ma viene gestito come una normale assenza per malattia. Attenzione però, i 30 giorni di congedo retribuito sono aggiuntivi rispetto ai giorni di malattia.
Franco, ad esempio, lavora in un supermercato e ha una riduzione della capacità lavorativa del 60% a causa di una malattia degenerativa. Deve fare terapie periodiche, ma non sempre riesce a prenderle tutte in un mese. Grazie alla possibilità di frazionare i 30 giorni, può prenderne alcuni a marzo, altri a luglio, altri ancora a ottobre, senza perdere il diritto alla copertura economica.
Il Ministero del Lavoro ha chiarito che queste assenze possono essere cumulate, cioè trattate come un’unica malattia continuativa ai fini del trattamento economico. Questo garantisce una maggiore flessibilità per chi ha necessità di cure distribuite nel tempo.
Anche Alessandro, un programmatore informatico con invalidità al 55%, ne ha beneficiato. Non aveva mai richiesto permessi simili, pensando che servisse la Legge 104, ma quando ha scoperto questa opportunità, ha potuto finalmente curarsi senza ansie economiche.