Bitcoin continua a essere oggetto di dibattito tra analisti e investitori: è davvero un “safe haven” come l’oro, oppure rimane un asset “risk-on”, altamente correlato ai mercati azionari e sensibile alle condizioni macroeconomiche?
Negli ultimi mesi, Bitcoin ha mostrato segnali contrastanti, alternando fasi di forte crescita a periodi di alta volatilità. Alcuni esperti continuano a considerarlo un asset “risk-on”, legato ai mercati azionari e influenzato dalla liquidità globale, mentre altri sostengono che stia progressivamente acquisendo lo status di riserva di valore, simile all’oro.
Le recenti dinamiche di mercato e le scelte degli investitori istituzionali potrebbero giocare un ruolo chiave nell’evoluzione della percezione di Bitcoin. Ma quanto c’è di vero in queste affermazioni?
Secondo Emily Nicolle di Bloomberg, Bitcoin è ancora un asset altamente “risk-on”, il che significa che la sua performance è strettamente legata agli asset più rischiosi, come le azioni tecnologiche. Le fasi di alta liquidità e appetito per il rischio lo spingono al rialzo, mentre nei periodi di incertezza tende a subire forti correzioni.
Un’analisi di BlackRock ha evidenziato che, nonostante la crescente istituzionalizzazione di Bitcoin, il suo comportamento rimane più simile a quello di un asset speculativo che a una vera riserva di valore. Tuttavia, la sua recente stabilità rispetto ad altri asset digitali potrebbe indicare un lento cambiamento di percezione tra gli investitori istituzionali.
Negli ultimi anni, Bitcoin ha dimostrato una forte correlazione con il mercato azionario statunitense, in particolare con il Nasdaq, indice tecnologico per eccellenza. Questo rafforza l’idea che il suo prezzo sia influenzato dal sentiment del mercato globale e dalla propensione al rischio degli investitori. Tuttavia, alcuni segnali di decorrelazione stanno emergendo, suggerendo una possibile evoluzione nel modo in cui viene percepito dagli operatori finanziari.
D’altra parte, il rapporto di Bitfinex suggerisce che Bitcoin potrebbe essere sempre più considerato una riserva di valore, piuttosto che un puro asset “risk-on”. Il suo livello di volatilità sta diminuendo e, in momenti di incertezza geopolitica e finanziaria, si è visto un aumento degli acquisti da parte di investitori istituzionali.
A supportare questa teoria c’è anche il confronto con l’oro. Entrambi sono beni limitati per natura, con Bitcoin che ha un’offerta massima di 21 milioni di unità. Questo aspetto lo rende interessante come protezione dall’inflazione. Tuttavia, a differenza dell’oro, Bitcoin ha una storia troppo breve per essere considerato un vero asset rifugio.
Molti investitori tradizionali rimangono scettici sulla capacità di Bitcoin di diventare una vera alternativa all’oro. I regolatori finanziari stanno ancora cercando di definire un quadro normativo chiaro per le criptovalute, il che aggiunge ulteriore incertezza sulla sua futura adozione come riserva di valore. Tuttavia, l’interesse crescente delle grandi istituzioni finanziarie potrebbe contribuire a rendere Bitcoin un asset più stabile nel lungo periodo.
Quindi, Bitcoin è ancora un asset “risk-on” o sta diventando un “safe haven”? La risposta potrebbe trovarsi nel mezzo: sebbene continui a comportarsi come un asset speculativo, la sua crescente accettazione tra gli investitori istituzionali e la riduzione della volatilità potrebbero portarlo, nel lungo termine, a essere considerato un’effettiva riserva di valore.
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