Un semplice spostamento di denaro potrebbe davvero abbassare il valore dell’ISEE? Alessio, come tanti altri, si trova di fronte a un dilemma: gli hanno consigliato di trasferire i suoi risparmi in Bitcoin per ridurre il proprio patrimonio dichiarato. Strategia efficace?
Alessio ha sempre gestito con attenzione le sue finanze, ma ora si trova davanti a una scelta difficile. Da tempo gli hanno suggerito che convertire i suoi risparmi in Bitcoin potrebbe essere una soluzione per abbassare il suo ISEE e accedere così a determinate agevolazioni.

L’idea sembra interessante: i soldi sul conto corrente pesano nel calcolo dell’indicatore economico, mentre un investimento in criptovalute potrebbe teoricamente ridurre il valore dichiarato. Ma davvero è così semplice?
Il problema principale è che il mondo delle criptovalute è complesso e, sebbene esistano dei margini di interpretazione sulle regole fiscali, giocare con il patrimonio dichiarato potrebbe portare a conseguenze non previste. Alessio non vuole correre rischi inutili, ma allo stesso tempo cerca una soluzione che possa aiutarlo a migliorare la sua posizione senza infrangere la legge.
Vediamo quindi come l’ISEE considera le criptovalute e se questa strategia è davvero conveniente o se nasconde insidie che è meglio conoscere in anticipo.
Come l’ISEE considera le criptovalute?
Quando si parla di ISEE, bisogna sapere che questo indicatore tiene conto di tutto il patrimonio di una persona, inclusi i conti correnti, i depositi bancari e gli investimenti finanziari. Ma come si inseriscono le criptovalute in questo contesto?

Il primo aspetto da considerare è che l’ISEE calcola la situazione economica sulla base della giacenza media dei conti bancari e del patrimonio mobiliare. Se un soggetto possiede una somma rilevante di denaro in banca, questa peserà molto nel calcolo dell’indicatore. Tuttavia, nel momento in cui questi fondi vengono convertiti in Bitcoin o in altre criptovalute, la giacenza media del conto scende.
Però, c’è un problema: le criptovalute sono considerate strumenti finanziari e devono essere dichiarate nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Questo significa che, se detenute in exchange o in quantità rilevanti, finiscono comunque per comparire nel calcolo dell’ISEE.
Ma cosa succede se le criptovalute vengono conservate in un wallet privato? Teoricamente, se non dichiarate, potrebbero non risultare nel calcolo dell’ISEE. Attenzione però: non dichiarare asset finanziari all’estero o in grande quantità può costituire evasione fiscale e comportare sanzioni pesanti.
Rischi e problemi nell’uso dei Bitcoin per ridurre l’ISEE
Sebbene possa sembrare una soluzione interessante, convertire denaro in Bitcoin per ridurre l’ISEE presenta diversi rischi. Innanzitutto, bisogna considerare che l’acquisto massiccio di criptovalute potrebbe attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, soprattutto se avviene in modo repentino.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la volatilità del mercato. Il valore del Bitcoin oscilla continuamente e potrebbe anche aumentare, rendendo il patrimonio di Alessio più alto rispetto a prima. In quel caso, non solo non avrebbe ridotto il proprio ISEE, ma potrebbe addirittura peggiorare la sua posizione economica ufficiale.
Inoltre, bisogna tenere presente che un’operazione di questo tipo potrebbe essere vista come un tentativo di elusione fiscale, soprattutto se fatta con l’unico obiettivo di ottenere agevolazioni sociali. Se scoperto, potrebbe portare ad accertamenti e problemi con la fiscalità italiana.