Un dipendente licenziato per aver cantato in un piano bar durante un periodo di malattia è stato reintegrato dalla Cassazione. La Suprema Corte ha stabilito che il canto, in questo caso, non solo non ha ostacolato la guarigione, ma potrebbe aver contribuito al recupero del lavoratore.
Un caso recente ha portato sotto i riflettori il tema delle attività svolte dai lavoratori in malattia. Un dipendente della Cotral, azienda di trasporti del Lazio, era stato licenziato nel 2020 per aver partecipato a serate di piano bar mentre risultava in malattia per ansia e depressione.
La Corte di Cassazione, con una sentenza depositata a novembre 2024, ha giudicato il licenziamento illegittimo, sottolineando che l’attività del dipendente non era incompatibile con il processo di guarigione.
Il lavoratore era stato sorpreso a cantare in un locale durante il periodo di malattia certificata. La Cotral aveva interpretato questo comportamento come una violazione degli obblighi contrattuali, decidendo per il licenziamento per giusta causa. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dichiarato il provvedimento illegittimo, ordinando il reintegro del dipendente e il risarcimento del danno subito.
La Cassazione ha confermato queste decisioni, affermando che il canto, in quanto attività ricreativa e compatibile con lo stato di salute dichiarato, non può essere considerato un comportamento che compromette la guarigione. Anzi, nel caso specifico, l’attività musicale potrebbe aver contribuito al recupero psicologico, dimostrando un effetto benefico per il dipendente.
La Suprema Corte ha stabilito un principio chiaro: i dipendenti in malattia hanno diritto a svolgere attività personali, purché queste non siano palesemente incompatibili con la diagnosi o non ritardino la guarigione. Nel caso del dipendente Cotral, la partecipazione a serate di piano bar non solo non aveva influenzato negativamente il recupero, ma era coerente con il trattamento di ansia e depressione.
Inoltre, la Cassazione ha sottolineato che è compito del datore di lavoro dimostrare che l’attività svolta dal dipendente durante la malattia abbia avuto un impatto negativo sul processo di guarigione. In assenza di tale prova, il licenziamento risulta illegittimo.
Questa sentenza stabilisce un precedente importante nel diritto del lavoro. I datori di lavoro sono invitati a considerare con attenzione il contesto specifico prima di procedere con sanzioni disciplinari, evitando decisioni basate su presunzioni o interpretazioni superficiali.
D’altro canto, i lavoratori devono essere consapevoli che le loro attività durante un periodo di malattia devono essere coerenti con lo stato di salute dichiarato. La giurisprudenza ribadisce, tuttavia, che attività come il canto, quando compatibili con la patologia, possono essere persino terapeutiche.
La vicenda del dipendente Cotral sottolinea l’importanza di un approccio equilibrato nel diritto del lavoro, che tenga conto sia delle esigenze aziendali sia dei diritti dei lavoratori. La decisione della Cassazione riafferma che attività ricreative compatibili con la diagnosi medica possono favorire il recupero, rendendo un licenziamento basato su questi presupposti non valido. Questo caso rappresenta un punto di riferimento per future dispute, valorizzando il ruolo della tutela dei lavoratori.
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