Utenti spaventatissimi dalla nuova legge di Bilancio: quanto pagheremo di tasse sulle criptovalute? Vediamo tutto nei dettagli.
Siamo tutti in attesa della prossima legge di Bilancio che si prospetta complessa sotto tanti punti di vista. In primo luogo ciò che spaventa tutti i contribuenti è la riforma dell’Irpef. L’anno scorso le tasse sono state abbassate di 2 punti percentuali per la fascia reddituale media. Che cosa succederà quest’anno?
E, soprattutto, cosa cambierà per i possessori di criptovalute? Partiamo con il precisare che la manovra di Bilancio 2025 sarà fortemente influenzata dalla procedura d’infrazione che l’Unione Europea ha già avviato contro l’Italia. Cosa significa in termini pratici? L’Italia non può più fare debito e, quindi, da qualche parte bisognerà tagliare e bisognerà pure trovare un modo per riempire nuovamente le casse statali.
La stangata più grande sarà quelle che toccherà ai pensionati i quali avranno una rivalutazione veramente irrisoria degli assegni previdenziali: non più dell’1,5% di presume. E chi ha criptovalute? Il Governo aumenterà la tassazione anche sulle crypto? I timori sono tanti.
Tasse sulle criptovalute: ecco cosa cambierà nel 2025
Le criptovalute sono un fenomeno che continua a crescere, gli investitori sono aumentati in misura importante negli ultimi anni: era logico che questo fenomeno andasse regolato in modo serio e scrupoloso. Pertanto anche sulle crypto bisogna pagare le tasse. Ma cosa cambierà il prossimo anno? A quanto ammonteranno le tasse da pagare?
La situazione in merito alla criptovalute ha iniziato a farsi più chiara con la legge di Bilancio 2023 che ha stabilito un’aliquota del 26%. Buone notizie su questo fronte: l’aliquota non aumenterà. Anche nel 2025, pertanto, chi possiede criptovalute, continuerà a pagarci sopra il 26% di tasse.
Questo, naturalmente, si riferisce alla trasformazione delle crypto in euro. Finché la conversione in euro non avviene allora non si deve pagare nulla. Il Governo di Giorgia Meloni ha modificato alcune soglie: ad esempio la soglia dei 51.645,69 euro- applicata alle valute estere – è stata abbassata a 2000 euro per le criptovalute.
In pratica fino a 2000 euro di crypto convertite in euro, non si dovranno pagare tasse. Al di sopra di questa soglia, invece, si dovrà pagare un’aliquota del 26% come già spiegato. Un’aliquota non bassissima nemmeno troppo alta se si considera che l’aliquota sui redditi fino a 28.000 euro è del 23%.
Più precisamente il Parlamento ha puntualizzato che il mondo crypto è stato distinto in quattro categorie: currency token, utility token, NFT e security token. Le conversioni all’interno di una categoria non sono fiscalmente rilevanti. Invece, quelle operate tra categorie differenti lo diventano
Sul fronte dell’Irpef Governo meloni ha già anticipato la volontà di non tornare indietro: anche nel 2025 le aliquote Irpef resteranno 3 e il primo e il secondo scaglione di reddito continueranno ad essere accorpati. L’intenzione, per il futuro, è di abbassare anche la seconda aliquota Irpef portandola dal 35% al 33% e, possibilmente, estenderla ai redditi fino a 60.000 euro all’anno.