Il dilemma è sempre quello: meglio un mutuo a tasso fisso o variabile? Arriva la risposta definitiva, la banca non vuole che tu lo sappia.
Quando si sente il desiderio di comprare una casa ma, allo stesso tempo, non si possiedono tutti i soldi necessari per acquistarla, tutti i giovani (e non solo) vanno in banca a chiedere un mutuo. Da qui l’amletico dilemma: è meglio un tasso fisso oppure uno variabile? La risposta non è affatto semplice né tanto meno scontata, sicuramente dopo l’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione alle stelle.
In molti si chiedono quale sia la risposta giusta e, per quanto nessuno voglia sostituirsi alla decisione finale, che deve essere presa solo e soltanto dai diretti interessati, questa interessante ricerca ha cercato di fornire la risposta definitiva.
Si tratta di uno studio che è stato fatto da Nomisma con il contributo di Save Your Home, che sembra avere dato la risposta definitiva che tutti i giovani che vogliono acquistare una prima casa, o sono in procinto di farlo, aspettavano da ormai tantissimo tempo.
Ecco che cos’è uscito da questa ricerca, la risposta, forse, non piacerà alla tua banca.
Da questo studio davvero interessante è emerso che circa il 60% del reddito mensile di una famiglia media viene spesso e volentieri eroso dalla rata di un mutuo a tasso variabile, arrivando addirittura, in alcuni casi, a raggiungere anche i 1900 euro netti mensili.
Circa 3,5 milioni di famiglie italiane hanno infatti attivo un mutuo per oltre 430 miliardi di euro e circa il 36% di loro lo ha sottoscritto con un tasso variabile che rischia seriamente di prosciugare tutti i loro risparmi.
Per questo motivo, quindi, il consiglio è quello, anche se più alto in partenza, di sottoscriverne uno a tasso fisso che, per quanto potenzialmente più alto, garantisce comunque una sicurezza in più, soprattutto in un momento incerto come quello che stiamo affrontando oggi tra inflazione dilagante e guerre, relativamente al fatto che non ci sia un ulteriore aumento dei tassi di interesse da parte delle banche.
Insomma, sebbene sia “perdente”, forse, nel breve termine, sul lungo i vantaggi potrebbero essere decisamente più notevoli, sebbene nessuno abbia la “bacchetta magica” e possa prevedere il futuro dei mercati.
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