L’anno nuovo si apre con brutto ribasso per i risparmiatori delle Poste che hanno destinato le loro somme nei buoni. Come è scaturito questo andamento
Nessun anno, tra quelli recenti, possono descriversi con decise onde grafiche come quello appena trascorso. Le difficoltà di natura economica che hanno messo in moto, per effetto domino, fenomeni di vario genere, tra i quali taluni di ordine sociale, sono ben note ai cittadini, e gli effetti dell’ultima crisi economica, iniziata col confitto scoppiato in Ucraina e con la conseguente escalation energetica, si faranno sentire ancora per molto tempo.
Di certo, i riverberi saranno concretamente udibili per tutto il 2024. Altrettanto certi sono i rimandi presenti nella nuova legge di bilancio, scritta nei termini radicali utili per correre urgentemente ai ripari per quanto concerne le risorse presenti nelle casse dello Stato. E per la media degli italiani, ciò che ha cominciato ad uscire fuori, partendo dalla Nadef, non costituisce una buona notizia per molte famiglie e per la qualità dei servizi assistenziali garantiti ai cittadini.
L’ingrediente base della crisi di ieri, ossia della manciata di mesi precedenti, così come per l’avvenire più prossimo, resta la costante per definizione più incerta: l’inflazione. Con il potere d’acquisto malconcio e l’alto costo della vita mantenuto per più di un anno anche sui beni più essenziali, il fattore inflazionistico si appresta ad una nuova risalita, dopo che nell’ultimo trimestre 2023, gli indici sono rientrati in termini piuttosto accettabili.
Come è noto, però, l’inflazione non regola soltanto la valutazione dei consumi, ma anche la stessa delle entrate: la sua percentuale decide l’annuale adeguamento ISTAT su pensioni e altre uscite previdenziali (dal lato dell’INPS). Ma non è finita qui: il conseguente aumento scaturito da essa, ossia quello sui tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea e trasmesso alle economie nazionali comunitarie, incide tanto sui mutui quanto sulle rendite.
Per un semestre abbondante (il primo del 2023) i tassi cresciuti proprio per innalzare il costo del denaro ha permesso di produrre tassi di rendimento che in Italia si sono riversati, ad esempio, nei buoni fruttiferi di Poste Italiane. Non è un caso che per approfittare delle interessanti percentuali ma ovviamente provvisorie, le Poste abbiano sfornato in breve tempo prodotti ad hoc per il breve-medio termine.
La finalità è stata quella di attrarre nuova liquidità, per la maggior parte rimasta blindata in depositi scarsamente remunerativi ma sicuri e protetti dalle infiltrazioni della svalutazione. Pertanto, oggigiorno, il ridimensionamento dei tassi dovuto al dimezzamento percentuale dell’inflazione, ha condotto al fisiologico ribasso dei rendimenti. Tale parabola suggerisce di rifugiarsi su prodotti a lungo termine, pressoché intatti dalle odierne variazioni: come i buoni fruttiferi postali per minori, ad esempio, col suo rendimento garantito pari al 6%. Incrementato altresì il tasso di interesse del Buono Soluzione Eredità (al 3,25%). Il calo più evidente ha colpito in particolare il Buono 4 Anni Plus (dal 3 al 2%) e il Buono 3×2 (dal 2,75 al 2,25%).
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