Il Bitcoin è di sicuro la più nota criptovaluta mai creata, ma per quanto se ne parli ha ancora qualche segreto da rivelare. Scopriamone tre.
L’era del Bitcoin iniziò più di quattordici anni fa e da allora il suo valore è passato da meno un millesimo di dollaro a picchi oltre i 60.000 dollari. La sua ascesa ha spinto molti a interessarsi al trading delle criptovalute investendo in questo token, la cui icona è diventata il simbolo delle cripto. Ma a dispetto della sua notorietà ci sono dei fatti che non tutti sanno sulla sua storia.
La prima curiosità riguarda l’algoritmo di consenso proof-of-work (PoW). Si tratta dell’insieme delle regole alla base della blockchain di Bitcoin e che garantisce la correttezza delle operazioni che si svolgono come il mining. Per funzionare richiede ai miner della criptovaluta di risolvere un calcolo probabilistico per validare il proprio blocco di Bitcoin e poterli reclamare.
L’aspetto interessante è che il proof-to-work non era nato inizialmente con questo scopo. Rappresentava invece una misura per combattere lo spam e così anche altri abusi di servizio come gli attacchi denial of service. A idearlo fu Satoshi Nakamoto nel 2009 e a diversi anni di distanza Bitcoin è una delle poche criptovalute che si basa ancora su questo algoritmo.
Cosa non ti hanno raccontato sul funzionamento di Bitcoin
Un altro aspetto che molti ignorano su questo token sono i fattori che possono avere un maggiore impatto sul suo valore. Per quanto il suo prezzo sia soggetto a oscillazioni molto più ampie e frequenti degli asset normali anche il Bitcoin è influenzato dall’economia e dalla politica globale. Basti pensare al peso che hanno avuto i recenti conflitti a livello di mercato.
Lo stesso vale per la legge della domanda e dell’offerta, dato che anche se non sono ancora stati estratti tutti, i Bitcoin disponibili sono in tutto 21 milioni. Risultano quindi un bene limitato esattamente come gli altri asset (petrolio, gas…) e a seconda della richiesta o disponibilità il loro valore può alzarsi o abbassarsi. Al ritmo attuale il loro mining dovrebbe finire tra circa un secolo.
Infine c’è una terza e ultima curiosità che può tornare utile per chi ancora non lo sapesse. Bitcoin supporta già da un po’ sia gli smart contracts che le dApp. Entrambi sfruttano la blockchain per funzionare ma i primi sono più limitati perché possono essere usati solo per attività semplici.