Le pensioni in arrivo a gennaio, si faranno attendere un po’ ma con una sorpresa gradita. Vediamo di che cosa si tratta.
Pensioni di gennaio in ritardo, ma perché questa attesa per i milioni di titolari di trattamenti previdenziali e assistenziali? Non occorre preoccuparsi, il ritardo nei versamenti degli assegni sarà minimo e compensato da una sorpresa certamente gradita. I motivi del ritardo sono abbastanza evidenti.
Di solito il pagamento dei trattamenti avviene in coincidenza con il primo giorno bancabile utile, cioè il primo giorno lavorativo dal lunedì al sabato, per le poste o dal lunedì al venerdì, per le banche. Quando il primo giorno del mese coincide con un lavorativo, i pagamenti per chi ha l’accredito bancario, come per chi ha quello postale, avvengono immediatamente. Altrimenti occorre pazientare qualche giorno.
Pagamenti pensioni quando e quanto
Nel prossimo mese di gennaio il primo giorno bancabile, non coincide naturalmente con il Capodanno, quindi il pagamento slitta. Ma per il primo mese dell’anno la regola prevede il versamento non per il primo bensì per il secondo giorno bancabile, quindi per il 3 gennaio, mercoledì, del 2024.
Lo slittamento di un giorno consente di evitare possibili problemi tecnici per lo slittamento dell’anno, aggiornando così i sistemi al 2024 con più tempo. Lo spostamento vale tanto per le banche che per le poste, che seguiranno successivamente il proprio calendario. Ma questo ritardo viene compensato con un aumento dei trattamenti pari al 5,4%.
Si tratta dell’adeguamento delle pensioni e delle misure assistenziali al costo della vita. L’incremento segue le regole previste nella legge di bilancio 2023 e modificate poi con l’ultima manovra . Quindi l’aumento pieno spetterà esclusivamente alle pensioni il cui importo non sia superiore a 4 volte il trattamento minimo. Questa somma nel 2023 è stata calcolata in 567,94 euro.
Quindi le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (2.271,76 euro) avranno un incremento completo del 5,4%. Per le pensioni oltre 4 e fino a 5 volte il minimo tra 2.271,77 e 2.839,70 euro l’incremento sarà del 4,86%. Tra 5 e 6 volte il minimo l’aumento sarà del 2,862%. Tra 6 e 7 volte il minimo la crescita sarà del 2,538%. Tra 8 e 10 volte il trattamento minimo l’incremento sarà dell’1,998%. Oltre 10 volte il trattamento minimo l’aumento sarà dell’1,188%.
Per fare degli esempi più concreti si può dire che una pensione di 1.000 euro al mese avrà un incremento di 54 euro, mentre per una di 2.000 la crescita prevista sarà di 108 euro. Per questi assegni quindi la rivalutazione è piena. Al di sopra dei 2.271,76 euro ci sono i primi tagli della rivalutazione, per una pensione di 2.500 euro la rivalutazione sarà di 121,50 euro, cioè non del 5,4%, bensì del 4,86.