A seguito delle proposte avanzate da deputati e senatori, il Governo è ora al lavoro per valutare l’applicazione di uno sconto fiscale per i nuclei famigliari italiani espatriati.
La misura è stata battezzata “Rientro dei Cervelli” e si riferisce alle materie relative alla fiscalità internazionale contenute all’interno del decreto legislativo della delega fiscale.
Le commissioni parlamentari hanno infatti accolto le proposte avanzate da deputati e senatori, concentrandosi in particolare sul testo dell’articolo 5 del decreto, con l’obiettivo principale di creare le condizioni necessarie e sufficienti affinché le famiglie italiane all’estero ritengano conveniente ritornare a vivere e a lavorare nel Bel Paese.
Il Governo quindi è al lavoro per valutare l’introduzione di un regime agevolato per lavoratrici e lavoratori italiani espatriati che, a partire dal prossimo primo di Gennaio 2024, trasferiranno la propria residenza nuovamente in Italia. E oltre alle agevolazioni per chi intende acquistare casa, ulteriore incentivi e sostegni sono al vaglio dell’esecutivo per favorire la natalità e anche il mantenimento degli impieghi presso gli stessi gruppi multinazionali per i quali si è lavorato all’estero.
Una delle possibili novità è l’attribuzione di un regime fiscale agevolato per le lavoratrici e i lavoratori espatriati con figli minori a carico o che diventino genitori dopo aver trasferito la residenza in Italia: per questi casi, il Governo sta valutando una detassazione maggiorata tra il 60% ed il 70% attraverso un “prolungamento temporale dell’incentivo che sia […] anche proporzionale al numero degli stessi (figli, ndr)”, sostenuta anche da senatori e deputati.
I potenziali benefici della manovra e le prime perplessità emerse
Secondo deputati e senatori, la manovra potrebbe portare alle casse dello Stato italiano 1,3 miliardi di Euro e contribuire a contrastare con efficacia la cosiddetta “fuga dei cervelli” che, negli ultimi dieci anni, ha raggiunto la quota davvero significativa di circa 6 milioni di italiani espatriati, di cui almeno un terzo altamente qualificato, a fronte di appena 440.000 rientri.
Tuttavia, le prime testimonianze di perplessità riguardo all’agevolazione fiscale proposta non si sono fatte attendere: a partire dal Gruppo Rientro Italia, che conta circa 2.000 iscritti, secondo cui le modifiche ipotizzate “costringeranno molti a emigrare nuovamente o a non rientrare mai in Italia, perdendo così la possibilità di veder tornare un’ingente quantità di capitale umano su cui il Paese ha investito anni di formazione”.
In particolare, a creare allarme tra i lavoratori espatriati risultano i criteri ipotizzati per il trasferimento della residenza fiscale, tra cui quello di non averla avuta per almeno i tre anni precedenti al rientro. E ancora, l’impegno a risiedere in Italia per almeno cinque anni, il tetto di reddito a 600.000 Euro oltre cui scatterebbe la tassazione ordinaria e il requisito del possesso di almeno una laurea triennale. Attendiamo quindi di comprendere se e come il Governo accoglierà queste indicazioni.