Gli italiani sono da sempre molto dubbiosi nei confronti del mondo delle criptovalute ma, negli ultimi anni, qualcosa sembra essere cambiato.
Il mondo delle criptovalute è un universo affascinante, che negli ultimi anni ha catturato l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo. Si tratta di un fenomeno che sembra poter rompere i confini tradizionali della finanza, portando con sé una ventata di innovazione e modernità. E mentre il dibattito sulle criptovalute infiamma a livello globale, in molti hanno una curiosità molto precisa: come stanno reagendo gli italiani a questo trend? Sono pronti ad abbracciare questa nuova frontiera dell’investimento?
L’interesse per le criptovalute in Italia è notevole e la curiosità cresce di pari passo con il dibattito internazionale. Ma qual è il vero rapporto tra gli italiani e le criptovalute? In un paese come il nostro, in cui molte persone sono restie ad accettare qualsiasi tipo di novità e in cui molti credono ancora che “il mattone sia il miglior investimento“, la risposta che emerge dai recenti rapporti di Consob e Banca d’Italia è decisamente sorprendente.
Conferme e dati preoccupanti: come si è evoluto il rapporto tra italiani e criptovalute negli ultimi anni
Una recente ricerca di “The Crypto Gateway”, rinomato portale che si occupa del tema, basandosi su report e analisi di enti come la Banca d’Italia e la Consob, ha esplorato la relazione tra gli italiani e le criptovalute. Il Bollettino Economico 1/2023 della Banca d’Italia ha rivelato che solo il 2,2% delle famiglie italiane possedeva attività nel mondo delle criptovalute a fine 2021. Questa percentuale, sebbene modesta, è in linea con i dati rilevati a livello europeo dalla BCE.
Analizzando il campione in base al reddito, emerge che la fascia più abbiente è anche quella che più investe in criptovalute, con una percentuale del 4,3%. Anche l’età gioca un ruolo determinante: i giovani sotto i 45 anni rappresentano il 5,7% degli investitori in criptovalute, mentre nella fascia più anziana, questo numero scende allo 0,2%.
L’indagine mostra anche che liberi professionisti e autonomi sono i più inclini ad investire in criptoattività, con una percentuale del 6,7%, seguiti dai dipendenti (3%) e infine dai disoccupati, con solo alcuni decimi di punto percentuale. Il dato più interessante, però, è sicuramente quello sulla propensione al rischio. Secondo le interviste condotte da Consob, sembra che gli italiani siano sempre più inclini al rischio ma, d’altra parte, siano anche poco informati sui rischi che corrono.
Da un lato, quindi, i dati confermano alcune tendenze prevedibili: maggiore interesse e capacità di investimento tra i giovani e i più abbienti. Dall’altro, però, il dato sulla propensione al rischio è decisamente il più preoccupante e dovrebbe far riflettere sul modo in cui molti di noi si approcciano a questo tipo di innovazioni: l’informazione, in questo come in altri ambiti, è fondamentale per fare scelte consapevoli.