Pensioni, la decisione del Governo: perchè i sindacati sono sul piede di guerra

Sindacati pronti a dare battaglia al Governo di Giorgia Meloni: le decisioni prese in merito alle pensioni non piacciono a nessuno. 

Fare tutto non era possibile. È stato possibile, però, scontentare tutti o quasi per quanto riguarda le pensioni. Le decisioni prese dall’Esecutivo per il 2024 stanno già sollevando aspre polemiche.Le pensioni restano il più grande problema non risolto.

Pensioni nel 2024
Sindacati sul piede di battaglia contro le decisioni del Governo/ (Crypto.it)

Problema a cui, prima o dopo, il Governo Meloni dovrà mettere mano e attuare una riforma strutturale per superare la legge Fornero che ha inchiodato le persone al lavoro almeno fino a 67 anni. Aumentando pure la disoccupazione oltretutto.

Al momento fare una riforma delle pensioni completa non era possibile per mancanza di risorse. Tuttavia con la manovra di Bilancio 2024, il Governo ha apportato parecchie modifiche al mondo della previdenza sociale. Modifiche che, però, hanno deluso tutti compresi i sindacati che sono già pronti a dare battaglia.

Pensioni 2024: ecco cosa ha deciso il Governo

Il 2024 si aprirà con importanti novità sul fronte previdenziale. Alcune misure di pensione anticipata non ci saranno più mentre altre continueranno ad esistere ma con requisiti d’accesso diversi da quelli attuali. Vediamo nel dettaglio tutti i cambiamenti che ci aspettano. La legge Fornero resterà lì dove è almeno per un altro anno. Ma con una differenza importante per i lavoratori contributivi puri, cioè coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1995, cioè dopo l’entrata in vigore della riforma Dini.

Come cambieranno le pensioni
Nel 2024 sarà più complicato andare prima in pensione / (Crypto.it)

Ad oggi i contributivi puri possono andare in pensione a soli 64 anni con 20 anni di contributi purché il loro assegno previdenziale sia pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’Assegno sociale. Dal 2024, per poter accedere alla pensione a 64 anni e con 20 anni di contributi, l’assegno previdenziale dovrà essere almeno 3,3 volte l’importo dell’Assegno sociale.

Quota 103, invece, scomparirà e cederà il posto a Quota 104. Con Quota 104 l’età pensionabile passerà da 62 anni a 63 mentre gli anni di contributi minimi per accedere alla pensione resteranno 41. Ma ci sarà una riduzione dell’assegno: con Quota 103 l’assegno non può superare il quintuplo dell’importo del trattamento minimo dell’Inps; con Quota 104 non potrà superare di 4 volte il trattamento minimo.

Ape sociale e Opzione donna sono state riconfermate ma con requisiti d’accesso diversi. Con Ape sociale è aumentata l’età pensionabile che è passata da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Il requisito contributivo potrebbe salire da 30 anni a 36 ma non è stato ancora deciso nulla in via definitiva. Con Opzione donna le lavoratrici potranno accedere alla pensione con almeno 35 anni di contributi ma non più a 60 anni: dovranno attendere di aver compiuto almeno 61 anni. Sia Ape sociale che Opzione donna restano riservate solo a categorie specifiche: caregiver da almeno 6 mesi, disabili con invalidità pari o superiore al 74%, disoccupati. Nel caso di Ape sociale, possono avvalersi di questa misura anche gli addetti a mansioni usuranti da almeno 7 anni negli ultimi 10.

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