La riforma fiscale prevede una serie di agevolazioni in materia di tassazione ma bisognerà fare i conti anche con una serie di micro-aumenti. Ecco lo scenario.
È ormai sul trampolino di lancio la riforma fiscale per l’anno 2024, di fatto già concretizzata grazie alla pubblicazione di alcuni decreti attuativi relativi a specifiche misure in essa riportate. Salvo limature dell’ultimo momento, il testo è dunque chiaro per quanto riguarda la tassazione prevista per il prossimo anno, con diversi pro ma anche alcuni contro.
È bene dunque analizzare lo scenario nella sua integrità per meglio comprendere quanto i contribuenti si ritroveranno a dover pagare e cosa invece si ridurrà dal punto di vista delle tasse.
Anzitutto per i lavoratori autonomi ci sono buone notizie: l’acconto delle imposte la cui scadenza era prevista per il 30 novembre slitterà al 2024 con la possibilità di versarlo in cinque diverse rate a partire dal 16 gennaio, oppure in un’unica soluzione sempre a gennaio. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti è previsto l’accorpamento di due aliquote Irpef che passeranno dunque da quattro a tre.
Il beneficio riguarda i redditi tra 15 e 28mila euro la cui aliquota di ridurrà dal 25 al 23%, e potranno dunque beneficiare di uno sconto annuo piuttosto interessante. (Con un massimo i 260 euro). È stato inoltre rinnovato il taglio del cuneo fiscale per l’anno 2024 e riguarderà i lavoratori dipendenti i cui redditi arrivano fino a 35mila euro.
In questo caso il taglio sarà del 7% per i redditi fino a 28mila euro mentre per quelli superiori scenderà al 6%. Infine è stato annunciato, per le mamme lavoratrici a tempo indeterminato con almeno due figli, lo sgravio totale dei contributi fino 2026. Scenderà anche il canone Rai, che per il 2024 passerà da 90 a 70 euro.
Chiaramente per finanziare misure di questo tipo occorrono risorse e infatti, a fronte di tali benefici, sono state introdotte un ricco numero di micro tasse a cominciare dall’innalzamento dell’iva, dal 5 al 10%, sui prodotti per l’infanzia. La tassazione aumenterà anche per gli affitti brevi con un aumento della cedolare secca dal 21 al 26%.
La medesima tassazione sarà applicata anche sulla vendita di immobili ristrutturati con superbonus 110% qualora avvenga entro 5 anni dall’intervento. Crescono anche le accise sul tabacco con rincari di circa 10 centesimi a pacchetto. Tra gli altri aggravi si ipotizza anche l’incremento dell’imposta di soggiorno fino a 2 euro (a discrezione degli enti locali) nel periodo del Giubileo. E ancora aumenterà l’Ilvie passando dallo 0,76 all’1,06.%. Si tratta dell’imposta relativa agli immobili detenuti all’estero dagli italiani.
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