Ecco come sono realmente considerati i titoli di Stato nel novero dell’indicatore reddituale familiare e dunque anche sulla tassazione: facciamo chiarezza.
Dall’esperienza della pandemia da Covid, passando per la crisi energetica iniziata nel febbraio dello scorso anno, i redditi familiari hanno subito un diffuso abbassamento, scaturito principalmente dal fattore inarrestabile dell’inflazione e della conseguente riduzione del potere d’acquisto. La riduzione degli acquisti non ha soltanto ridotto i consumi, ma conseguentemente rallento i ritmi del PIL nazionale.
I rincari delle bollette energetiche hanno chiuso il cerchio delle criticità che una famiglia media sta affrontando non senza conseguenze sulle più strette esigenze del nucleo, in particolare dei figli. Da tale fotografia l’iniziativa istituzionale è stata avviata, nella situazione specifica, in una chiave riparatrice: a partire dall’anticipo di una quota percentuale dell’adeguamento ISTAT sulla base proprio dei prezzi al consumo e dei livelli inflazionistici in corso.
La rivalutazione che ha essenzialmente coinvolto pensioni ed indennità più che gli stipendi (se non sotto altre forme di iniziative) ha affiancato i contributi messi a disposizione dall’INPS per contesti familiari e causali (ovviamente criticità economiche) specifiche. A guidare la legittimità di una misura di sostegno, vi è come sempre la situazione economica fotografata dalla comunicazione ISEE.
L’indice reddituale di un nucleo familiare è trasmesso all’ente previdenziale tramite l’invio della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), la cui valutazione determina la legittimità del sostegno o l’entità monetaria. La richiesta dell’ISEE può essere inoltrata telematicamente col servizio MyInps, oppure rivolgendosi ad un CAF.
BOT e BTP fuori dall’ISEE: è proprio così?
L’indicatore include tanto i redditi quanto la situazione patrimoniale, rendite comprese. In altre parole, il cittadino è tenuto a dichiarare anche i suoi risparmi, dal libretto postale a forme di investimento. Tale cumulabilità spesso produce lo scavalcamento della soglia massima per l’accesso agli aiuti e sfuma dunque l’occasione di riceverli.
Nel patrimonio mobiliare da dichiarare rientrano infatti: conti correnti postali o bancari; buoni fruttiferi; conti deposito postali o bancari; titoli di Stato; azioni o quote di società; obbligazioni; partecipazioni in società. Al contrario, la titolarità di eventuali BOT o BTP non ostacolerebbe il pieno riconoscimento di prestazioni agevolate, come la ricezione dell’Assegno Unico alle famiglie oppure la riduzione delle tasse scolastiche.
Per i piccoli risparmiatori si tratta di un’ottima opzione per acquistare titoli di Stato; ma l’estremo vantaggio viene servito su un piatto d’argento anche alle fasce della popolazione più abbienti che non hanno la necessità di beneficiare nella misura massima delle agevolazioni sulle prestazioni sociali. Di fatto, lo sdoganamento degli investimenti BTP avvantaggia lo Stato, che viene quindi finanziato da coloro che hanno liquidità per dare un contributo al risanamento del debito pubblico.