C’è una probabilità diversa da zero che Internet sia morto. E come diretta conseguenza di ciò, la distinzione tra persone e bot diventa sempre più confusa ogni giorno che passa.
La Dead Internet Theory (Ossia la “teoria di Internet morta”) era una fantasiosa teorisa della cospirazione alla quale, pound for pound, solo un piccolo numero di persone ha creduto. Ma ha alcune basi della teoria sono ancora valide al giorno d’oggi e vale la pena portarle all’attenzione.
Alcuni anni fa, un piccolo ma molto rumoroso sottoinsieme di utenti di Internet ha sollevato preoccupazioni sull’autenticità e l’umanità online. Ora, alcuni esperti cominciano a prevedere che una parte significativa di Internet potrebbe presto essere dominata dall’intelligenza artificiale (AI). Questo solleva le stesse preoccupazioni di prima. Forse maggiori.
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Uno degli utenti di Agora Road, che è anche la persona che ha sviluppato l’idea stessa, ha dichiarato che:
“Il governo degli Stati Uniti si sta impegnando in un’azione di gaslighting dell’intera popolazione mondiale alimentata dall’intelligenza artificiale”.
L’utente ha affermato che Internet “è morto” nel 2016 o nel 2017 e che tutto ciò che è disponibile oggi è un contenuto prodotto artificialmente e progettato per incoraggiarci a fare ulteriori acquisti. Secondo un articolo pubblicato da Kaitlyn Tiffany su The Atlantic:
“… a differenza dei molti altri teorici della cospirazione di Internet, che sono noiosi o molto creduloni o motivati da strane politiche, quelli di Internet morto hanno un po’ ragione”.
Secondo un articolo pubblicato sul New York Magazine da Max Read, “tutto ciò che una volta sembrava definitivamente e indiscutibilmente reale, ora sembra leggermente falso”. In effetti, alcune misure, come l’impegno e il traffico misurato da click e like, possono essere acquistate e imbottigliate in egual misura.
L’idea ha fornito alcuni indizi premonitori di un futuro che sembra ormai imminente: Internet è più che mai riempito da bot e materiale generato dall’intelligenza artificiale. Gli specialisti ritengono che la marea inizierà presto a salire. Timothy Shoup, ricercatore presso il Copenhagen Institute for Futures Studies, ha dichiarato che:
“Nello scenario in cui il GPT-3 ‘si libera dalle catene’, Internet potrebbe diventare completamente irriconoscibile”.
Shoup ha azzardato la previsione che entro il 2025-2026 circa il 99% dei contenuti presenti su Internet sarà prodotto dall’intelligenza artificiale. Il Generative Pre-trained Transformer, o GPT-3, è un programma informatico che genera un linguaggio che sembra scritto da esseri umani utilizzando dati già esistenti. Inoltre, con i nuovi aggiornamenti del programma, potrebbe diventare sempre più difficile distinguere tra i due.
La situazione è diventata così terribile che a un certo punto molti hanno temuto che su YouTube potesse verificarsi una “Inversione”. Si parla di uno scenario in cui gli algoritmi avrebbero riconosciuto gli umani come bot e i bot come umani. Questo perché le cose erano diventate esageratamente terribili. I timori sull’inversione possono essere esagerati, vero. Ma nonostante ciò riflettono una verità sul funzionamento di una parte significativa della conversazione che si svolge su Internet.
Secondo un rapporto pubblicato da Imperva l’anno scorso, quasi un quarto di tutto il traffico generato online può essere attribuito ai “bad bot”. Si tratta di bot responsabili della diffusione di attacchi dannosi come “web scraping, data mining competitivo, raccolta di dati personali e finanziari, login brute-force, frodi pubblicitarie digitali, spam, frodi nelle transazioni e altro ancora.
“Le registrazioni audio e visive di un evento sono spesso prese al valore nominale come se fossero una descrizione reale dell’evento. Ma cosa succede se questi media possono essere formati automaticamente, adattati per mostrare eventi che non hanno mai avuto luogo, per travisare gli eventi o per distorcere la verità?”
È quasto quanto ha osservato l’Europol, l’agenzia europea per l’applicazione della legge. L’agenzia ha anche recentemente espresso il proprio allarme sulla possibilità che l’intelligenza artificiale assuma il controllo dei contenuti di Internet.
Le preoccupazioni su questi scenari distopici hanno raggiunto l’apice con il recente aumento di popolarità dell’arte generativa alimentata da Intelligenza Artificiale (AI). In questo processo, un software di Intelligenza Artificiale open source ha recentemente permesso agli utenti di modificare volti reali mentre realizzavano opere d’arte. Questo ha portato alla ribalta la questione dell’arte dell’AI.
Ciò non solo peggiora un problema già esistente come quello dei deepfake. Ma mette anche gli artisti in una posizione di svantaggio. Questo rende semplice (e, secondo alcuni, disonesto) generare in modo automatico e in pochi minuti un lavoro che richiede anni per essere perfezionato. Quando eseguito da mani, occhi e cervello umani. In tempi più recenti, i produttori musicali hanno espresso la loro preoccupazione per i danni che i generatori di musica con intelligenza artificiale arrecano al settore musicale.
Anche la letteratura è stata influenzata dall’intelligenza artificiale. Infatti, un libro di poesie scritto dall’intelligenza artificiale è già arrivato in libreria. Benjamin, uno sceneggiatore automatico, ha già finito di scrivere e distribuire il primo film che ha realizzato. Esistono persino dei robot giornalisti, che hanno iniziato a produrre articoli giornalistici fondamentali a un ritmo molto più veloce. Inoltre, esistono podcast di intelligenza artificiale che ci permettono di conversare con persone defunte.
Ciò che possiamo vedere, ascoltare o utilizzare in termini di contenuti non è l’unica componente importante dell’Intelligenza Artificiale. L’AI ha anche un impatto sugli algoritmi, che svolgono un ruolo nel determinare le persone e le cose con cui possiamo entrare in contatto.
Il problema principale, d’altra parte, non è tanto la preoccupazione che i robot prendano il sopravvento, secondo molti osservatori, quanto il modo in cui le macchine ci fanno sentire un po’ senza vita all’interno. Consideriamo la possibilità che la proliferazione dell’AI e dei bot online influenzi persino il modo in cui noi, gli esseri umani veri e propri, agiamo. Fino a che punto abbiamo effettivamente il controllo di ciò che diciamo e facciamo online e fino a che punto smettiamo di essere distinti dai bot?
Uno scrittore del New York Times di nome Charlie Warzel ha recentemente tenuto una conferenza in cui ha discusso i trending topics su Twitter. Questi argomenti sono destinati ad alimentare l’era del “context collapse”, un fenomeno in cui eventi casuali vengono fatti apparire come grandi eventi della cultura pop, facendo sì che milioni di persone ne parlino.
Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (AI) ha portato le persone a riporre meno fiducia nel proprio giudizio e più in quello delle macchine. La maggior parte delle piattaforme digitali su cui passiamo la nostra vita è mediata dall’Intelligenza Artificiale. Che sta gradualmente, ma in modo sostanziale, alterando il modo in cui interagiamo con le cose e e le informazioni.
Tiffany ha osservato che le grandi piattaforme incoraggiano i loro utenti a tenere sempre le stesse conversazioni, gli stessi archi di sentimenti e gli stessi cicli di indignazione. Di conseguenza, le persone possono trovarsi ad agire come bot, rispondendo d’impulso in modi prevedibili a cose che molto probabilmente sono state create per suscitare proprio quella risposta.
È possibile che, per il momento, tutto ciò che ci separa dall’intelligenza artificiale sia il Test di Turing. Si tratta di un test che valuta la capacità delle macchine di simulare il comportamento umano. Al momento, nessuna intelligenza artificiale, almeno ad oggi, è riuscita a batterlo. Tuttavia, se prendiamo in considerazione il fatto che gli stessi esseri umani spesso non superano il test, si apre un’altra questione sul modo in cui questa nuova Internet ci sta influenzando nel profondo.
È possibile che l’ipotesi di “Internet morto” sia solo una teoria per il momento. Ma visto il modo in cui Internet si è sviluppato e progredisce sempre più rapidamente con l’avvento di intelligenze artificiale sempre più potenti, non è così impossibile che si tratti di un avvertimento che non abbiamo ascoltato in modo tempestivo.
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