Blockchain, non solo criptovalute: come nasce e perché tutti vogliono la “catena di blocchi”

Di tecnologia Blockchain si sente parlare molto spesso ma sembra che non tutti sappiano che cosa possa dare davvero. Scopriamo come è nata.

Come è sempre avvenuto per tutte le innovazioni digitali e tecnologiche ora il termine Blockchain è sulla bocca di tutti. Ma quando si parla troppo di un argomento è facile che insorga confusione su cosa sia davvero e infatti molti la considerano solo un analogo della criptovaluta. In realtà questa tecnologia può avere più applicazioni nell’ambito della sicurezza digitale per il business.

La tecnologia blockchain ha molti usi
Non tutti hanno chiaro cosa sia la tecnologia blockchain. – (crypto.it)

La definizione della “catena di blocchi” è un sistema per aggiornare un registro contenente dati in maniera univoca e sicura senza sfruttare un’autorità centrale di controllo. Le sue applicazioni quindi consentono, prima di tutto nel caso delle criptovalute ma non solo, di poter evitare di subordinarsi a una banca o altre istituzioni finanziarie.

La blockchain nasce quindi con il fine di dare uno strumento digitale decentralizzato e trasparente oltre che accessibile a tutti. Esistono diverse piattaforme basate su questo tipo di tecnologia e hanno fra di loro molte differenze ma alcuni tratti comuni rimangono. Per esempio la possibilità di programmare dei trasferimenti e l’immutabilità dei dati una volta registrati sulla rete.

Come nasce e come si è evoluta la blockchain

La data di nascita vera e propria di questa tecnologia è il 3 gennaio del 2009 insieme al primo blocco di Bitcoin (Blocco Genesi). Ciò nonostante la blockchain iniziò ad attirare l’attenzione solo a partire da sette anni dopo, nel 2016. A causa però della frenesia di iniziare a sfruttarla e la presenza di alcuni ostacoli normativi molti dei primi progetti fallirono sul nascere.

La tecnologia blockchain ha più applicazioni
Nonostante esista dal 2009 solo di recente si è iniziato a riflettere sulla blockchain – (crypto.it)

Dal 2020 invece la rivoluzione partì dalle banche stesse e dai governi, e quell’anno la stessa Commissione Europea si mise al lavoro per stendere un regolamento sui crypto asset. L’anno seguente, il 2021, a occupare la scena furono gli NFT (non-fungible token) ossia degli atti di proprietà e autenticità di un bene unico basati su blockchain.

Gli NFT sono molto utilizzati dagli artisti digitali per vendere opere virtuali senza rischiarne il plagio o il furto. Tra chi li usa compaiono anche diversi nomi italiani come Giovanni Motta o la coppia di artisti del progetto di crypto art chiamato Hackatao. Le vendite di NFT si svolgono soprattutto sulla blockchain di Ethereum perché ritenuta una delle più affidabili e stabili.

Oggi ad attirare molto l’interesse è l’aspetto della Blockchain for Business che punta ad integrare questa tecnologia nei processi aziendali. Per esempio per la gestione dell’identità digitale o il tracciamento della catena di approvvigionamento delle imprese.

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