Leggi sulle criptovalute in Europa nel 2023: vediamo in breve cosa bolle in pentola e cosa potrebbe succedere nel mercato.
Le normative sulle criptovalute dell’Unione Europea ci indicano chiaramente l’intenzione di diventare lo standard setter globale del settore.
Ma la posizione è molto ambita, e chi ci riuscirà avrà un notevole vantaggio sugli altri.
Leggi sulle criptovalute in Europa nel 2023: ecco come può diventare lo standard setter
Il 2022 è stato un grande anno per le criptovalute, anche se probabilmente non nel senso che la maggior parte delle persone inizialmente sperava. Lo spazio cripto ha visto un’incredibile diffusione dell’adozione e degli sviluppi istituzionali. Tuttavia ha anche assistito ad alcuni dei più grandi scandali, hack e frodi fino ad oggi. L’ottimismo per il futuro gareggiava, tra le altre cose, con i rischi associati ai mercati delle criptovalute non regolamentati.
Esisteva già un consenso generale, a livello globale, sulla necessità di introdurre regole per proteggere i consumatori ed evitare il rischio sistemico e gli effetti del contagio. Gli eventi del 2022 hanno rafforzato gli appelli delle autorità di regolamentazione alle giurisdizioni di tutto il mondo per frenare il settore.
L’Unione Europea (UE) sta assumendo un ruolo guida in tal senso attraverso il regolamento Markets-in-Crypto-Assets (MiCA). Il documento stabilisce le regole per gli emittenti di criptovalute e le entità che forniscono servizi correlati nell’UE, nonché per stablecoin e altri tipi rilevanti di token. Di conseguenza, vale la pena capire qualcosa in più sull’approccio di questa potenza economica europea, con i suoi quasi 500 milioni di consumatori e l’impegno a diventare una superpotenza normativa globale.
Focus sui fornitori di servizi e sugli emittenti di stablecoin
La spinta dell’UE per regolamentare le criptovalute è iniziata nel 2019 con il regolamento Markets-in-Crypto-Assets (MiCA). Inizialmente, il suo unico obiettivo erano le regole per le società che cercavano di fornire i propri servizi nel mercato dell’UE. Più tardi – a seguito del lancio della stablecoin Libra – quelle regole sono state rapidamente considerate inadeguate.
Paesi come Germania e Francia erano molto ostili nei confronti di Libra. In particolare si opponevano al suo obiettivo di lanciare un’alternativa di pagamento privata alla principale valuta fiat europea, l’Euro. Di fronte a questo nuovo “Zuck Buck” digitale, i politici di tutta Europa hanno spinto per l’inclusione delle stablecoin nelle nuove regole dell’UE. Inoltre hanno accelerato lo sviluppo dell’Euro digitale da parte della Banca centrale europea.
Il testo MiCA risultante è stato modificato per collegare le regole per le stablecoin alle regole bancarie, di pagamento e di moneta elettronica esistenti. Le nuove regole vietano anche la concessione di tassi di interesse sulle stablecoin. Questo perché queste non sono considerate alla pari dei depositi bancari. Solo le istituzioni autorizzate, come banche o fornitori di moneta elettronica, potevano emettere stablecoin in Europa.
Poi sono inevitabilmente emerse complessità ed eccezioni, come ci si potrebbe aspettare. Dopo il crollo di UST, il MiCA ha escluso le stablecoin algoritmiche dal framework. Ciò significa che possono ancora essere quotate su borse regolamentate, ma non possono essere scambiate come “stablecoin”. Questo perché l’affermazione di un valore stabile deve essere dimostrata e supportata da riserve.
Per le stablecoin non basate nell’UE, come quelle denominate in USD come USDC o USDT, ci sono ulteriori restrizioni. Ma bisogna ancora discutere i dettagli nei dibattiti tecnici successivi all’implementazione. L’esito di questi dibattiti sarà essenziale per il benessere del mercato delle criptovalute in Europa. Le stablecoin denominate in EUR non saranno in grado di fornire liquidità sufficiente, quando MiCA entrerà in vigore.
La visione dell’UE su DeFi e NFT
Le stablecoin non sono l’unico argomento che ha svolto un ruolo importante nella formulazione del testo finale del MiCA. Negli ultimi tre anni, anche la finanza decentralizzata (DeFi), i token non fungibili (NFT) e l’impronta ambientale di progetti proof-of-work come Bitcoin sono diventati importanti nei dibattiti legislativi dell’UE.
Lo scopo originario del MiCA era quello di fornire un quadro giuridico che consentisse alle entità regolamentate centralizzate di trasferire i propri servizi in tutta Europa. Questo avrebbe l’effetto di proteggere gli investitori, i consumatori, l’integrità del mercato e la stabilità finanziaria dell’UE.
Da un lato, l’industria DeFi è riuscita a garantire un’ampia esenzione dal MiCA (in caso di “vero decentramento”), per incoraggiare la crescita futura di uno spazio promettente. D’altra parte, il crollo di Terra/Luna ha portato i responsabili politici a vedere le stablecoin algoritmiche come strumenti finanziari in gran parte instabili e altamente rischiosi. Non ci possiamo fidare di questi asset in assenza di riserve esplicitamente a loro sostegno.
Nel caso degli NFT, che sono fondamentali per la futura token economy, c’era una chiara divisione tra le istituzioni dell’UE. Mentre gli Stati membri dell’UE, come la Francia o la Germania, erano chiaramente a favore di un’esenzione completa degli NFT, la Commissione europea ha sottolineato fermamente e con successo che gli NFT emessi in una “grande raccolta o serie” non dovrebbero rientrare nell’ambito di applicazione del MiCA, in quanto questo sarebbe un indicatore della loro potenziale “fungibilità”.
La definizione finale di NFT deve ancora essere determinata, in quanto non è ancora chiaro cosa considererà l’UE come “token non fungibili”. L’UE sta chiaramente cercando di gettare le basi affinché la tecnologia degli NFT possa prosperare in Europa, riconoscendo che è necessario un approccio politico specifico e perfezionato, per garantire che la vasta gamma di applicazioni tecnologiche delle NFT si sviluppi per il meglio.